Riportare
le aziende pubbliche al sottogoverno? È quello che Renzi ha fatto. Dicono le cronache che Renzi ha deciso le nomine nelle aziende
pubbliche da solo. Si è consultato con questo e con quello, con i “cacciatori
di teste”, con Napolitano, perfino con Alfano, poi ha deciso da solo. È
possibile, non dev’essergli costato: sono nomine ovvie. Per lui, per il suo
disegno: donne per la facciata, con uomini affidabili per il business, e qualche fiorentino o toscano. Il tutto
di fede Dc.
Di toscani
ne sono stati individuati una mezza dozzina, ma altri ce ne saranno nelle
pieghe. Nessuno segnalato dai cacciatori di teste, tutti politici di Renzi. Le donne servono ai media, per
fare bella figura. Con presidenze pleonastiche, ma con 240 mila euro l’anno,
oltre la segretari, l’ufficio, la scorta, e l’automobile di servizio. Tutte
anche loro di sacrestia, Marcegaglia, Todini, etc.
I manager riportano saldamente a casa i vecchi feudi Dc, l’energia
(Eni, Enel, Terna) e le telecomunicazioni. Le Poste in testa – che ora sono
anche una banca. Le Poste sono, dopo la Pubblica istruzione, il primo daotre di
lavoro in Italia, il più diffuso sul territorio, e l’unico che assume, sia pure
solo postine e fattorni.
Di Moretti, “l’ingegnere comunista”, di dice che averlo passato
dalle Fs a Finmeccanica è stato un atto di stima. Lui ci crede, a quel che
sembra, o fa finta. Ma il passaggio è da un’azienda che fa gli appalti, oggi il
maggiore appaltatore italiano, fra i tre e i cinque miliardi l’anno, e con
Moretti è rimasta miracolosamente immune alla corruzione, a un’azienda che sta
sul mercato e deve solo ridurre i costi e migliorare la qualità. Con un obiettivo immediato, “salvare” la Ansaldo Breda, treni e
tram, che opera in Toscana.
Rinnovabili e mezzi elettrici sono l’altro settore su cui Renzi ha messo le mani. I nuovi manager provengono a maggioranza dalla “imprenditoria” ecologica. Cioè dal settore più sovvenzionato del dopoguerra, il sottogoverno di quest’epoca, fra contributi a fondo perduto, esenzioni fiscali, provvigioni, prezzi minimi supervalutati.
Rinnovabili e mezzi elettrici sono l’altro settore su cui Renzi ha messo le mani. I nuovi manager provengono a maggioranza dalla “imprenditoria” ecologica. Cioè dal settore più sovvenzionato del dopoguerra, il sottogoverno di quest’epoca, fra contributi a fondo perduto, esenzioni fiscali, provvigioni, prezzi minimi supervalutati.
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