Non si
salta nulla, Calvino è sempre lieve, quasi sempre. Ma alla fine con un gusto
amaro: di che stiamo parlando? Di letteratura? Del romanzo, che sarebbe impossibile
(per Calvino)? Dell’uso di “cosa” invece di “che cosa”? Del fantastico italiano
che sarebbe il meraviglioso francese. Con dieci pagine sul Gruppo 63,
un’avanguardia che era di signorini in cerca di visibilità e collaborazioni,
forse cinque pagine, ma sembrano tante?
Calvino
ci vedeva bene, ma se ne guardava anche bene, di dire le cose come stanno. Si
può dire anche lui un re dell’elusione – di cui intrattenne un vecchio numero
di “Granta”, 1996, tema il crimine, con a fronte una foto allusiva di
Andreotti. Qui lo dice anche: l’Italia è un paese di “storie misteriose”,
oscuro. Senza cause e senza colpe.
Italo
Calvino, Mondo scritto e mondo non scritto
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