giovedì 3 aprile 2014

Il Tartufo della riforma

È talmente spudorato che non suscita sdegno ma spasso – sarà un comico, pure lui? Si legga l’intervista di “Repubblica” a Zagrebelsky:
http://www.repubblica.it/politica/2014/04/03/news/zagrebelsky_una_grande_riforma_piena_di_pasticci_fuori_dalla_costituzione-82630652/?ref=search 
Un professore, questo Zagreblsky, colonna peraltro dello stesso giornale, e anzi guida spirituale a sinistra, di cui solo si ricorda la sentenza costituzionale a garanzia della confessionalità delle fondazioni bancarie, patrimonio dei vescovi e dei loro amministratori, Guzzetti, Bazoli, quel tipo lì. Uno che allude. Alle riforme, discusse da trent’anni, e al voto ora del Parlamento, come a un colpo di Stato. Senza dirlo ma lui ha un suo linguaggio biforcuto.  Le riforme sono anticostituzionali. Le riforme sono di Berlusconi. Renzi è Berlusconi. O per dirla con lui: “Le schermaglie non sono divergenze sui contenuti ma timori reciproci di mancamenti ai patti o calcoli d’utilità politica contingente”. Uno che parla così.
Oppure: il Senato è meglio abolirlo che riformarlo. Così dice dopo aver promosso un appello in difesa del Senato. Uno che con la sinistra si diverte, insomma, nelle pause delle gite a Napoli, dove alla terza età s’è proposto docente a contratto all’Istituto Suor Orsola Benincasa. Si è anche fatto editore delle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza”, di cui ora si fregia – s’intravede il ghigno. E Grillo naturalmente dice  meglio di Berlusconi, cioè di Renzi, avete capito. Anche perché, alla fine, il discorso è sempre quello: “C’è un disegno istituzionale che cova da lungo tempo e che oggi, a differenza di allora, viene alla luce del sole”. Che per gli iniziati vuol dire Gelli, ma il professore non si espone a nominarlo.
Gelli dunque. Uno che apparenta Renzi a Gelli, che sinistra è? Come si può essere di sinistra e riformatori e voler abbattere Renzi? Se questo non è Gelli...
Untuoso naturalmente, e soave, come il Tartufo – non il gelato, quello di Molière. Che argomenta che questo Parlamento non è abilitato a fare leggi poiché è stato eletto con una legge che la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale. E quindi: dobbiamo tenercelo senza alcun potere legislativo, oppure dobbiamo scioglierlo e non più rieleggerlo, mancando una legge elettorale? 
Le anime candide del suo manifesto antiriforme forse non capiscono, Bonsanti, Spinelli, Settis. O sennò che dobbiamo pensarne?

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