È singolare (oppure
no?) l’appiattimento di Draghi, della sua Bce, sul governo tedesco - si dice
sulla Bundesbank, ma la Bundesbank di Weidmann non è altro che il portavoce del
governo federale tedesco.
Per anni non c’è stata
inflazione in Europa, e anzi una tendenza alla deflazione: recessione, meno
consumi, prezzi non remunerativi. Draghi non se ne è accorto. Solo lui e i
burocrati di Bruxelles. Ora il governo Merkel ha bisogno di una politica
monetaria espansiva, e Draghi si fa il san Giorgio contro la deflazione.
Per anni, tutti gli
anni della crisi, ormai sei, l’euro è stato sopravvalutato. Questo colpiva
tutte le economie europee eccetto quella tedesca, che avendo liberalizzato del
tutto il lavoro e le retribuzioni, poteva comunque esportare a prezzi imbattibili.
Quindi l’euro a 1,37 sul dollaro andava anche bene, serviva a pagare meno gli idrocarburi e le altre materie prime di importazione. Quest’anno, per restare la
prima della classe, la Germania di Angela Merkel ha bisogno di un po’ di lubrificante
monetario, ed ecco Draghi scoprire il
cambio.
Forse non è singolare perché
Draghi è stato nominato alla Bce dal governo Merkel. Per prima cosa, si
ricorderà, adottò la “Grande Bertha”, una
cannonata decisiva - per il salvataggio delle banche tedesche: una Ltro, Long
Term Refinancing Operation (finanziamento delle banche senza limiti a costo quasi
zero) per 500 miliardi subito a Natale
del 2011, e un’altra due mesi dopo per altri 500 miliardi.
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