È per questo che Draghi scopre la deflazione – solo ora, dopo due anni.
Un fenomeno agli occhi di tutti: le vendite si contraggono, i prezzi ristagnano
e anzi diminuiscono. Nel 2013 la Bce stimò l’inflazione all’1,5 per cento
mentre era allo 0,7, cioè in calo per tutto il paniere eccetto gli alimentari
freschi. Quest’anno all’1 per cento, mentre sarà dello 0,3-0,4 per cento. Non
sono errori, le basi statistiche e gli organi rilevatori sono sempre uno,
Eurostat.
Ma era l’ordine della Bundesbank: combattere
l’inflazione, fare finta di. E quindi strizzare il credito e i bilanci.
Ora la Germania ha bisogno di liquidità, e le
parole d’ordine s’invertono: non c’è più l’inflazione, c’è la deflazione. Le
esportazioni non bastano a Berlino. E la disoccupazione mascherata da mini-job, 7-8
milioni, non tutte donne, benché a 400 euro al mese, costa caro alle casse
pubbliche.
Il debito tedesco è per questo già di gran
lungo il più alto dell’eurozona. Gli acquisti di Draghi consentiranno di
calmierarne il costo.
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