martedì 15 aprile 2014

La giustizia degli sbirri

A mano a mano che si precisa la vicenda Dell’Utri, si scopre il solito depistaggio delle nostre Polizie, di bugie su bugie fornite a cronisti giudiziari compiacenti. E una voglia incontenibile degli italiani di denunciare: tutta la vicenda, compresa la richiesta opportunamente reiterata del nemico di Dell’Utri, il giudice Scarpinato, il teorico del “Dio dei mafiosi”, è partita da uno o più italiani che hanno visto Dell’Utri in prima classe sul volo Parigi-Beirut due settimane fa. Un italiano, dunque, ricco, che denunia un altro ricco, non latitante, in viaggio con il figlio..
Altro che omertà, l’Italia muore dalla voglia di denunciare, sia pure ricca e indaffarata, manageriale, imprenditoriale, come s’immaginano i compagni, o il compagno, di viaggio di Dell’Utri. Una passione ch si pensava spenta col fascismo, poiché le storie e la dottrina politica, da ultimo il coroso “Delatori” di Mimmo Franzinelli, che Feltrinelli riedita in economica, la legano ai totalitarismi. E invece si lega anche alle democrazie, come virtù democratica. Ma non senza danni per l’etica.
Il rovescio della vicenda è infatti una giustizia fatta di sbirri. Scarpinato lo sapeva, che ha reiterato la richiesta di arresto preventivo per fare rumore. Nonché la Polizia, o i Carabinieri, o i servizi segreti, che hanno detto Dell’Utri scomparso, mentre lo sapevano all’hotel Phoenicia, niente di meno. Cioè, lo hanno fatto dire.   

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