A mano a mano che si
precisa la vicenda Dell’Utri, si scopre il solito depistaggio delle nostre Polizie,
di bugie su bugie fornite a cronisti giudiziari compiacenti. E una voglia
incontenibile degli italiani di denunciare: tutta la vicenda, compresa la richiesta
opportunamente reiterata del nemico di Dell’Utri, il giudice Scarpinato, il teorico
del “Dio dei mafiosi”, è partita da uno o più italiani che hanno visto
Dell’Utri in prima classe sul volo Parigi-Beirut due settimane fa. Un italiano,
dunque, ricco, che denunia un altro ricco, non latitante, in viaggio con il figlio..
Altro che omertà,
l’Italia muore dalla voglia di denunciare, sia pure ricca e indaffarata, manageriale,
imprenditoriale, come s’immaginano i compagni, o il compagno, di viaggio di
Dell’Utri. Una passione ch si pensava spenta col fascismo, poiché le storie e
la dottrina politica, da ultimo il coroso “Delatori” di Mimmo Franzinelli, che
Feltrinelli riedita in economica, la legano ai totalitarismi. E invece si lega
anche alle democrazie, come virtù democratica. Ma non senza danni per l’etica.
Il rovescio della vicenda
è infatti una giustizia fatta di sbirri. Scarpinato lo sapeva, che ha reiterato
la richiesta di arresto preventivo per fare rumore. Nonché la Polizia, o i
Carabinieri, o i servizi segreti, che hanno detto Dell’Utri scomparso, mentre
lo sapevano all’hotel Phoenicia, niente di meno. Cioè, lo hanno fatto dire.
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