mercoledì 30 aprile 2014

La peste è rossa per il 60 per cento

Non c’è solo Berlusconi, anche Grillo capitalizza elettoralmente con “la peste rossa” e “l’Italia è una dittatura, la gestisce Napolitano”. Copia Berlusconi ma con più credibilità: Grillo può denunciare il pericolo “comunista”, senza contestazioni, in roccaforti “rosse” come Piombino, Siena e Modena, non c’è verso di appioppargli lo stigma di Berlusconi. Lo si vorrebbe ora fascista ma è tardi.
La metà abbondante dunque dell’elettorato, forse il 60 per cento, con i leghisti e i casiniani, crede alla “peste rossa”. Magari a torto, ma è una sindrome di cui soffre. Al punto di votarle contro, anche ripetutamente, cioè con convinzione.
Di più si capisce, in questo contesto, la novità di Renzi. Il tentativo reciso di scrollarsi questo stigma, ben più duro, e produttivo, che il fascista o l’affarista appioppato a Berlusconi. La cosa è vera anche all’opposto: la sindrome è confermata dalla contestazione a Renzi, muta ma inflessibile, cattiva.

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