Non c’è solo Berlusconi, anche
Grillo capitalizza elettoralmente con “la peste rossa” e “l’Italia è una
dittatura, la gestisce Napolitano”. Copia Berlusconi ma con più credibilità:
Grillo può denunciare il pericolo “comunista”, senza contestazioni, in
roccaforti “rosse” come Piombino, Siena e Modena, non c’è verso di appioppargli
lo stigma di Berlusconi. Lo si vorrebbe ora fascista ma è tardi.
La metà abbondante dunque
dell’elettorato, forse il 60 per cento, con i leghisti e i casiniani, crede alla “peste rossa”. Magari a
torto, ma è una sindrome di cui soffre. Al punto di votarle contro, anche
ripetutamente, cioè con convinzione.
Di più si capisce, in questo
contesto, la novità di Renzi. Il tentativo reciso di scrollarsi questo stigma,
ben più duro, e produttivo, che il fascista o l’affarista appioppato a Berlusconi.
La cosa è vera anche all’opposto: la sindrome è confermata dalla contestazione
a Renzi, muta ma inflessibile, cattiva.
Nessun commento:
Posta un commento