sabato 26 aprile 2014

La ragione di partito contro i partigiani

Una di quelle storie orrende che si vorrebbe non avvenute, come la strage di Porzǔs (vittima, tra gli altri, il fratello giovane di Pasolini, Guido, volontario partigiano). Dell’infamia politica.
Racconta la storia di Gianna e Neri, due partigiani, ferventi comunisti, che furono uccisi dai loro compagni. A distanza l’uno dall’altra, poiché erano diventati guardinghi, ma senza scampo, la caccia fu implacabile, anche perché impunibile. “Giustiziati”, si disse. Per nessun altro tradimento che l’essersi trovati al comando di Piero Bellini delle Stelle, “Pedro”, nell’occasionale cattura di Mussolini. Depositari temporanei, sempre occasionali, delle famose carte del dittatore poi scomparse e fatte ritrovare selezionate. Nonché testimoni scomodi del trafugamento dell’“oro di Dongo”, i pochi o molti denari, ori e tesori che Mussolini aveva con sé nel camion in fuga.
Mirella Serri ne fa una storia d’amore oltre ogni ostacolo. La vera storia è squallidamente tremenda. Bellini delle Stelle, che ne fu ossessionato tutta la vita, possiamo assicurarlo per conoscenza personale, ne aveva già scritto nei veri termini – ma anche lui con molta prudenza. Con “Gianna” e il “capitano Neri”, nomi di battaglia, furono uccisi “Sandrino”, altro partigiano, loro amico, l’amica e confidente di “Gianna” Annamaria Bianchi, e il padre della Bianchi. Tutti furono uccisi da ignoti, senza che mai si celebrasse un processo, o allora senza colpevoli, ma si sa che furono vittime della Volante Rossa, la milizia armata del Pci.
Ancora negli anni 1970 si aggirava per Milano l’onorevole missino Servello, che, giovanissimo milite repubblichino al seguito di Mussolini a Dongo, era stato arrestato per qualche giorno per il trafugamento dell’“oro”. L’onorevole era stato arrestato, forse per salvarlo, quando un giornalista suo zio fu assassinato da un nutrito gruppo di fuoco a Milano sotto casa, dopo che aveva annunciato di avere le prove che il tesoro se l’era preso il Pci. Il giorno dopo l’assassinio il Procuratore militare di Milano, il generale Leone Zingales, emise mandato d’arresto per Mario Moretti, un commissario politico del Pci nella Resistenza, poi rifugiato in Slovenia. Dopo che Zingales era stato rimosso, a pochi giorni dal mandato.
Mirella Serri, Un amore partigiano, Longanesi, pp. 217 € 16,40 

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