Si dice il “lei non sa
chi sono io” uno sport nazionale, ma allora delle forze dell’ordine – cosiddette,
sono le forze piuttosto del disordine. Non si mai trattati come persone normali
quando si è fermati, il più spesso in macchina, per nessun motivo se non “un controllo”,
con l’inevitabile “documenda”. Bisogna discolparsi, comunque provare che si è
in ordine. Mentre il poliziotto può fermarvi a suo piacimento, interrogarvi a
suo piacimento, contestarvi quello che vuole senza che voi possiate
contraddirlo, e farà di tutto per multarvi – o, se siete una celebrità, per
potersi immortalare imputandovi un “lei non sa chi sono io”.
Difficile immaginare
che dei poliziotti fossero lì per caso di sera nel momento in cui Balotelli
scendeva dalla macchina con la fidanzata a Brescia per entrare a casa sua. Tre,
non uno. Nessun motivo è stato addotto per la richiesta a Balotelli di esibire
i “documenda”. Forse perché è un nero in Ferrari? Ma allora questi poliziotti
che segugi sono? E che controllo del territorio hanno, se non sanno che a Brescia
Nord, in quella tal strada, abita Balotelli? . E quando Balotelli, come qualsiasi
comune cittadino che li mantiene pagando le tasse, ha detto scherzando “ma non
fareste meglio ad andare a lavorare”, subito la poliziotta ha portato il caso
ai giornali.
C’è stato un delitto? Un’infrazione?
Un’irregolarità? Non importa, il poliziotto – ora anche il carabiniere nuova
generazione, formato nella accademie – che sempre più spesso è femmina, è
superiore, voi siete inferiore. Ora aspettiamo di vedere la signora da Santoro,
il posto degli sbirri, in mezza sera, col profilo e l’illuminazione lusinghieri
- la Polizia, purtroppo, si fa un onore di questi metodi, se ne fa la
pubblicità.
Non sono storie minori.
Sono un modo d’essere, e canonizzano l’impopolarità delle forze dell’ordine. Che
non è a sua volta un fatto minore: pensarsi
investiti da non si sa che privilegi genera analoga supponenza e comunque una
ripulsa.
Nessun commento:
Posta un commento