“In
verità l’aristocratico Leopardi non fu un liberale, ma un puro democratico e
rimase fedele ai princïpi della democrazia rivoluzionaria, anche più avanzata”.
Alla conclusione lo studioso si eccita, Leopardi fu un democratico e anzi un
rivoluzionario. Ma è di sé che parla, di una concezione del mondo. Quando
Leopardi dice “l’anarchia conduce direttamente al dispotismo”, Luporini
commenta: è anti individualista - e questo gli basta. Tanto più che
“l’individuo non è virtuoso”, ha detto anche il poeta, “la moltitudine sì e
sempre”. In una delle sue migliaia di pagine.
Leopardi
non è contro il progresso, assicura ancora Luporini, è contro la
“perfettibilità”: sarà Nietzsche che rifarà a lui, non lui “all’ipocrita
Schopenhauer”. E non è contro la ragione, se non in quanto essa produce
“indifferenza”.
Il
pensiero politico di Leopardi? È semplice, Luporini così lo riassume: “La
corruzione moderna, prodotta dalla «ragione», ha distrutto il popolo perché ne
ha distrutto la libertà”.
Cesare
Luporini, Leopardi progressivo
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