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Dialetto - È arduo a
leggere. In Camilleri come in Porta o Belli. Leggere Belli è come leggere una lingua
straniera, anche se si vive a Roma. L’“amico di casa” è orale. Alla lettura
perde anche efficacia – d’intonazione e sesso (allusione, pregnanza).
Dostoevskij
–
“Essa (la slavofilia, n.d.r.) non vuole invadere né
conquistare ma vuole liberare gli umiliati e offesi, ridare loro una vita nuova
per il bene loro e dell’intera umanità”. I propositi di Dostoevskij erano
irenici, ma la sua slavofilia disorienta gli slavisti, e glieli aliena.
Per le ragioni, curiosamente, che lui stesso annota in altra parte del “Diario
di uno scrittore”: “Su parecchie cose ho delle opinioni piuttosto slavofile,
sebbene io non sia probabilmente uno slavofilo puro. Per taluni la slavofilia
consiste in kvas e ravanelli… Per la
maggioranza, slavofili sono coloro che desiderano la redenzione ed unione di
tutti gli slavi sotto l’egida russa. Per alcuni altri si tratta dell’unione di
tutti i credenti ortodossi onde poter dare alla grande Russia un’autorità morale
sufficiente a pronunciare la parola attesa sa tutta l’umanità. E questa parola
sarà pronunciata per l’unione di tutta l’umanità, unione universale il cui seme
è sempre stato slavo e particolarmente russo… Questa è anche la mia fede. Non c’è
da ridere”.
Non soltanto
slavofilo, Dostoevskij era profondamente, religiosamente, ortodosso.
Ma non si faceva
illusioni: “L’Europa naturalmente non capirà e ci tratterà
nuovamente da barbari”, si diceva in altro passo.
Kerouac – Si legge in altro modo se si sa che,
sotto la vita bruciata che esibiva, era visceralmente attaccato alla mamma, al suo patois
franco-canadese, alla sua religione, molto fervida. O se si astrae la scrittura
dal personaggio: la scrittura fratta sembra presa di vangeli, comprese le
parabole – ha anche i miracoli, a suo modo.
Lettera
al giornale –
Si è moltiplicata dacché i giornali, seguendo il format di “Radio anch’io”, che
da quasi mezzo secolo fa le mattinate delle radio Rai, e molti pomeriggi –
nonché tutta la giornata delle altre radio – danno largo spazio ai lettori. Ora,
con l’uso moltiplicato dalla messaggistica – ogni blogger o twitter ne è
terminale – si può dire un genere. Non letterario, comunicativo. Interattivo,
anche compulsivo, un sorta di stimolo nervoso, e complice, cenacolare. O all’opposto
violento. Mai posato: analitico, critico, riflessivo. Sugli stessi toni, però,
di coloro che scrivono o parlano professionalmente, giornalisti, commentatori, rubricisti.
Maria Laura Rodotà, cultrice della
materia, avendo tentato di rinnovare i format di Donna Letizia e Contessa
Clara, ha trovato subito riscontro. A chi le contesta: “Dai, confessa, certe
lettere te le inventi”, assicura: “E invece”. Ma è un’altra forma di
conformismo.
Lettura - Si legge di più, si compra meno. Non è
negativo, è anzi positivo, l’esito dell’indagine Nielsen sugli acquisti di
libri e sulla lettura nel triennio 2011-2013. Letto al contrario per inerzia
(la convenzione è che l’italiano non legge), e per la stolida disattenzione
dalla crisi economica, che l’Italia non ha mai sperimentato così gravosa. Si
comprano meno libri, se ne leggono di più nelle biblioteche municipali e in
prestito. Dov’è lo scandalo?
Il calo delle vendite si fa sentire soprattutto
per i grandi spazi, le librerie che hanno costi generali elevati, di affitto e
di personale: sono sempre affollate, la voglia di leggere non manca, ma le
vendite si sono quasi dimezzate. Non da ora, ma non senza ragione: il pil si è
ben ridotto
È frase fatta che in Italia non si
legge. Su questo, invece, il paese bene
male regge. E ha una pubblicistica annua record in Europa, con 60 mila titoli.
Slavistica – È curiosamente antislava. Nel mentre che ne cura e ne
esalta la letteratura, diffida del sentimento slavo. La germanistica no, non
diffida della Germania, benché il germanesimo sia sempre stato tossico
all’Europa e al mondo. O la francesistica della Francia, l’americanistica degli
Usa, pure così controversi in politica e fondamentalmente imperialisti,
l’ispanistica della Spagna.
Tragedia - È finita col
primo Nietzsche, con la sua “Nascita della tragedia”, con l’apollineo e il
dionisiaco, le arti figurative e la musica – e il loro contrario (Nietzsche non
apprezzava la coerenza). Prima ancora dunque che la facesse rinascere in
Wagner. Anzi nel festival di Bayreuth.
O è scomparsa per l’eccezionalità tragica del Novecento europeo,
della vita vissuta. Da drammaturghi, interpreti e pubblico assieme. La
mobilitazione totale, cioè la distruzione.
letterautore@antiit.eu
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