La decisione si
approssima sulla tracciabilità dei prodotti, specie quelli alimentari, e l’Italia
si trova a Strasburgo a fare da cavaliere solitario a favore. Non decide la
qualità della battaglia, anzi la giustezza. Che è giusto che si riconosca
l’origine del prodotto, specie se agricoli, per almeno tre motivi: dare un
orientamento al consumatore, garantire il marchio e i relativi investimenti,
riconoscere la qualità. Non si può dare l’attributo di parmigiano, o similare,
a un formaggio che non ha le stesse garanzie di qualità. Sembrerebbe una
conclusione solo ovvia, e invece ‘Europa adotterà a Strasburgo l’opposto: la
libertà di contrabbandare.
La decisione non sarà in
questa forma esplicita. L’Ue riconoscerà il diritto al “made in”. Ma lo adulterà,
non escludendo le contraffazioni. La Germania lo vuole, con l’Olanda, gli
Scandinavi e i Baltici. Mentre la Spagna, il Portogallo e gli altri mediterranei,
che condividono l’interesse dell’Italia, si adeguano perché questa è la loro
politica, non contraddire la Germania – l’Est Europa non conta.
La libertà di
contraffazione, specie nell’alimentare, è voluta dai colossi commerciali del Centro-Nord,
francesi inclusi.
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