E l’emozione
della professionalità? Dell’industria che ancora vuole efficienza più che
disinvoltura. Quella che porta Doubleday e Mondadori a curare un “Codice da
Vinci”, o Mondadori “Gomorra”, libri da due milioni di copie, in Italia. Se non
c’è il libro, che almeno ci sia un’industria del libro. Che magari è agli ultimi
fuochi, l’editoria digitale cambia tutto, ma allora tanto più apprezzabile.
La
cosa più consolante sono le pagine iniziale, dei ringraziamenti. È un sollievo
sapere che tante persone, così distinte, stanno dietro a un libro. Oggi che non
ci sono più critici, e in fondo neanche lettori, ma consumatori, tanta
sollecitudine tiene aperta ancora la speranza.
Sul
fatto, che dire? Dan Brown ne ha imbroccata una, con Leonardo al Louvre, ed è
difficile ripetersi. Presentato peraltro come un giallo, chissà perché, anche “Inferno”
ha invece una suspense di tipo diverso – l’esito si sa, non saremmo
altrimenti qui a raccontarli: da action story, del genere fantasy, dove a ogni “incrocio”la storia può prendere strade diverse, che
in Italia non ha molto mercato, anche se tiene ugualmente col fiato sospeso. “Da
Vinci” aveva duecento pagine di fuga dentro il Louvre, “Inferno” ne ha 400
attraverso Boboli, Palazzo Pitti, il corridoio vasariano, Palazzo Vecchio e il
Battistero di Firenze. non male.
L’interesse
maggiore è che la storia si ambienta a Firenze , con una anti.itcoda a Venezia. Un
omaggio all’Italia, anche se è come se Brown avesse voluto anticipare l’effetto
Renzi - ma è una città popolata da Ombre, e da turisti senza volto. Il problema
è che Dan Brown, didascalico, metodico e tutto, racconta meglio che il novanta per cento della
grande narrativa italiana, anche del novantacinque. E dunque i suoi
ringraziamenti sono meritati.
“Inferno”Malgrado
tanta cura, però, un errore c’è. A p.325, a
mezzo della “fuga”, l’eroina Sienna Brooks si toglie la parrucca bionda e la “infila”
in testa a Langdon, il deus ex machina. Una delle trovate sempre geniali
che ha la dottoressa Sienna, qui per darsi entrambi un’aria punk skinhead, lei
calva, lui con la treccia sulle spalle, e confondersi tra i turisti. Ma è così
travestiti che vanno avanti, nella parte più angosciosa della storia? Il lettore è rassicurato solo a p.520, ritrovandoci, seppure dentro un tombino, “la bella ragazza bionda con la coda di cavallo”.
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