Socialismo
o barbarie, “la formula non è mai stata di tanto bruciante attualità” è l’esordio.
Una professione di fede, dunque. Contro la sinistra della crescita esasperata, la
competitività e la mondializzazione.
Senza
la coperta di Berlinguer, la cose sono chiare. Non è un exploit isolato, Michéa
paga i suoi debiti. Si scopre così che il fatto era noto già nel 1986, otto
anni prima che Bobbio si gingillasse col suo “Destra e sinistra” di scuola,
Castoriadis su “Le Monde”scriveva il 12 luglio: “È da tempo che la divisione
sinistra-destra, in Francia come altrove, non corrisponde più né ai grandi
problemi del tempo né a scelte politiche radicalmente opposte”. Che era un rimprovero,
o una constatazione di decesso, a valere unicamente per la sinistra.
L’impasse
è – era già da tempo – nella pretesa di “superare a sinistra” il capitalismo – “Il
vicolo cieco dell’economia sull’impossibilità di superare a sinistra il
capitalismo” è la precedente riflessione di Michéa, tradotta da Elèuthera due
anni fa. Non c’è gara possibile: le ragioni del capitalismo Milton Friedman
dice “cupidità” e Ayn Rand “egoismo razionale”: il capitalismo non si nasconde.
Perché allora camuffarlo? Nel mentre che per darsi tono, si svicola sul fumo
libero, il mercato della procreazione e, contro la disoccupazione, le scuole di
prostituzione, oppure coi divieti, per esempio il divieto agli uomini di
mingere in piedi – “il relativismo morale costituisce la chiave di volta
ideologica del liberalismo culturale” (117). Michéa, studioso di Orwell,
solitamente di buonumore (questo “Mystères” è di gennaio, questo mese ha
pubblicato una memoria del fu calcio, quando era un gioco, “Le plus beau but était une passe”, il gol migliore era l’assist), è disperato,
questo pamphlet è densissimo di lucidità. Ha il vezzo di scrivere lungo,
frasi anche di una pagina, con note alla seconda potenza, rinvii di rinvii. Ma
tutto procede chiaro – insolitamente in filosofia, eccezionalmente a sinistra.
Il
termine è equivoco, insiste Michéa: ha designato per un secolo la borghesia. La
sinistra politica s’impone in Francia attorno ai responsabili delle più dure repressioni
popolari, Cavaignac e Thiers. Dapprima per il patto tra liberali e “repubblicani”.
Poi, con l’affare Dreyfus, come patto tra il movimento operaio e socialista e
il liberalismo “repubblicano”. Un’allenza difensiva, contro “la reazione in
agguato”, che si cementata come un modo d’essere e una fine in sé, all’insegna
del Progresso e del Senso della Storia, i cascami dell’illuminismo – Michéa parla
della Francia, ma lo schema fu quasi contemporaneamente riprodotto anche in Italia
e in Germania. I partiti Comunisti se ne tennero lontani. E ora, di nuovo, la
sinistra è quella che un tempo erano gli high tories, i conservatori
liberali britannici un secolo e mezzo fa. Liberalismo e globalizzazione sono
anch’essi vecchi: sono i temi, anni 1820-1830 di Say e Bastiat, “entrambi
rappresentanti della sinistra dell’epoca” (“liberale
di sinistra” Bastiat è stato ultimamente riqualificato da Luciano Priori Friggi,
dopo essere stato a lungo considerato l’ispiratore della Scuola austriaca del
liberismo – Einaudi amava ricordarne la “Petizione dei produttori di candele”, una
satira del protezionismo: i produttori di candele e gli altri industriali francesi dell’illuminazione
chiedono alla Camera dei Deputati leggi restrittive contro l’ingiusta competizione di una potenza straniera, il sole).
Un’opera
cattivissima, che smantella ogni piega del politicamente corretto, questa
maschera del nulla, della piccola astratta ragione salvifica. La sua migliore “filosofia”,
si può aggiungere, è quella semplice dell’Avvocato Agnelli, che “ci vuole un
governo di sinistra per fare le cose di destra”. L’esito migliore è una società
spettrale (97): “Il diritto liberale «ideologicamente neutro»… viene a poco a
oco a non avere più altra finalità pratica che di preparare… l’avvento di un
mondo mimetico e indifferenziato”. Senza più “esistenza personale e autentica, responsabilità
morale effettiva, buonsenso elementare, o generosità vera (non quella
mediaticamente esibita)”. Si dice della sinistra ma, poi, s’intende dell’umanità.
Jean-Claude
Michéa, Les Mystères de la gauche, Flammarion, pp. 133 € 6
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