Ma Bondi ci è o ci fa?
Soprattutto il qui lo dico qui lo nego lo consegna alla mannaia dolce del
ridicolo.
Eppure quest’uomo ha
vinto un’elezione, contro Veltroni. Mobilitando il rank-and-file che invece Veltroni, attaccato al centralismo
democratico benché si professi acomunista, ha alienato, nell’astensione e la
protesta.
C’è una lezione da
trarre. Che non può essere l’irrilevanza del voto: il popolo s’ingegna al
massimo, nei suoi limiti. C’è, c’è stato, un fatto storico: il pendolo ha
oscillato a lungo a destra per una sinistra impossibile. Ma c’entra anche un
fatto di comunicazione: Troppo piena di sé quella di sinistra, coi suoi tg e
talk-show a circuito sigillato, tutte predetto e prestampato. Dubitativa e
sperimentale quella di destra, poco o
nulla imperativa.
Una immagine,
bizzarramente, a specchio di quella di
Berlusconi. I cui pronunciamenti, imposti ai suoi tg, sono
controproducenti: ingessati, noiosi, ristretti, come il personaggio in fondo
dev’essere. Mentre sparigliano fuori casa, dal nemico più o meno dichiarato: il
contratto da Vespa, l’invasione del aalotto di Santoro e Travaglio.
Le lezioni sono dunque
due: 1) a volte vince il più debole, il meno invasivo o supponente; 2) i media
contano, ma bisogna sapere che messaggio si dà, almeno quello.
Nessun commento:
Posta un commento