Rodotà, l’infaticabile
cursore, ha governato l’Autorità per la Privacy dal 1997 al 2005. In pratica
l’ha costituita e le ha dato forma. Una della tante costosissime e dannose Autorità
di mercato, infaustamente varate da Prodi nel 1996, il cui taglio consentirebbe
un risparmio di un paio di miliardi almeno. Senza danno per il mercato – era
meglio il Cipe, autorità amministrativa: i funzionari della P.A. gestivano
prezzi e tariffe con più rispetto per
gli utenti delle pletoriche Autorità, del Mercato, dell’Energia, delle
Comunicazioni etc., che sono di garanzia soltanto per la finanza e per
l’industria ma che si fanno pagare dai cittadini pagano, a caro prezzo.
L’Autorità di Rodotà si
contraddistingue per l’inutilità universale, oltre che il danno ai cittadini. Senza
proteggere minimamente la privacy, mai così esposta come in questi venti anni,
ci obbliga a mettere dieci, diciotto e ventiquattro firme su ogni piccolo atto,
anche per pagare l’assicurazione auto. Nonché a leggere, vorrebbe lui, venti
pagine fitte a corpo 6 interlinea 1. Nonché a stamparla, con spreco di carta e
inchiostri.
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