Padrone del Parlamento –
può scioglierlo quando vuole, stravincerebbe – Renzi si dice ora impegnato a “rifare
l’Europa”. Per una volta non senza ragione: non è la solita velleità veterodemocristiana
della bella figura, se vuole e saprà muoversi, Renzi ha tutte le carte per
essere il nuovo federatore, o porsi al centro dell’eurozona. Più di Angel
Merkel, sconfitta al voto europeo, a pochi mesi dal successo alle politiche, insidiata
dagli antieuro, che mandano in fibrillazione
il suo potente alleato bavarese, i cristiano-sociali, e con l’ombrello Bundesbank-Bce
screditato di fronte al “mercato”, ai grandi finanzieri-speculatori. Nella
forte diminuzione di ruolo e di credibilità della Francia e della Gran Bretagna.
Mentre il Pd è il primo partito all’Europarlamento, e la forza trainante nello schieramento
socialdemocratico.
Nella Farnesina Renzi
può anche trovare, finora inutilizzato, un ottimo arsenale di argomenti. A cominciare
dalla crisi ucraina. Che si può ricomporre, senza sotterfugi, ma coinvolgendo
la Russia, e non provocandola – soprattutto non stupidamente. Più in generale
dovrà lavorare all’Europa partendo dai fianchi. Renzi ha già mostrato di non
sottovalutare il blocco germanico, che sotto la professione di europeismo è ben
saldo a imporre i propri interessi. La via più diretta a Berlino sarà partendo
dai fianchi, dall’Eurasia di Putin, che l’Europa lega fino alla Cina, e dal
libro scambio Nord-Atlantico di Obama.
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