Si
ripropone per la Festa della mamma, bizzarramente, non per quella della Donna.
Le librerie lo accostano ad un’altra riproposta matriarcale, la Grande Dea di Greaves,
nella versione femminista di Marija Gimbutas, “Il linguaggio della Dea” -
peraltro costosa. Che Siusy Blady va proponendo in tour, dopo la serie tv
“Misteri per caso”, sul tema “Dio nacque
donna”, poi gli cambiarono sesso.
Gimbutas
dimostra, con duemila manufatti, che dal neolitico all’età del bronzo l’Europa
era femminile – ma non pretende, si classifica nell’archeomitologia. Del
resto il matriarcato, con connessa superiorità, era rivendicato all’Africa, di
cui l’Europa era considerata un’appendice, da Cheikh Anta Diop cinquant’anni
prima di Gimbutas, e poi da Senghor.
La storia di
Bachofen resta insuperata dopo due secoli, e ciò pone qualche problema: non c’è
più altro da dire. È anch’essa storia problematica, seppure innovativa – il
patriarcato è biblico ma non è rozzo. È forse il motivo per cui la riedizione
si ripropone ormai stancamente da dieci anni, benché ridotta a un quarto delle
complicate ottocento pagine originali.
Johann
J. Bachofen, Il matriarcato. Storia e mito tra Oriente e Occidente,
Marinotti, pp. 244 € 16,50
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