Destra-Sinistra – Stefan
Kornelius, capo-redattore di politica estera alla “Süddeutsche Zeitung” di
Monaco, quotidiano di sinistra, ha scritto una biografia “autorizzata”, cioè
benevola, di Angela Merrkel, “Die Kanzlerin und ihre Welt”, di cui sancisce che
“è stata catapultata alla leadership dell’Europa”. Telefonando a Napolitano, il primo presidente (ex) comunista
della Repubblica?
Kornelius dice che Angela Merkel
subì “feroce pressione”, testuale, dagli Stati Uniti che volevano la Georgia e
l’Ucraina nella Nato. C’è sempre uno più a destra di un altro.
Europa
–
È un mercato, a concorrenza spietata. Tanto più per essere agito da potenze
indipendenti, e quindi con metodi mercantilistici, di protezionismo cioè,
seppure non dichiarato, e a scapito dei concorrenti, cosa che non
necessariamente nel mercato avviene, e comunque è regolato da norme uguali per
tutti, il contrario che in Europa dove ogni membro fa pesare un peso specifico.
Questo è il punto che la
differenza grandemente l’Ue dagli Usa, per esempio, dove il grande mercato
interno è uguale per tutti, non ci sono protezioni statali a favore di un soggetto
con un altro di un altro Stato, Google contro Windows, la California contro il Washington
– tantomeno una crociata contro lo Stato italiano quella che la Germania di
Merkel ha condotto negli anni 2011-2013.
È un mercato a concorrenza illimitata
e illimitabile, se non a gradimento degli Stati più forti. È tutta qui l’egemonia
tedesca, Che nasce però d’imperio, per una decisione, sia pure collettiva, che
configura un’annessione, invece che per concrezione storica, lenta, per
adattamenti, quale è degli Stati più robusti, la Francia, la Gran Bretagna e la
Spagna, malgrado le divisioni etniche, e la stessa Germania, sotto il “giusto”
Bismarck. È tutto qui anche lo squilibrio persistente dell’Italia, la cui unificazione
fu un assoggettamente tosco-piemontese, con la cancellazione di ogni riserva
meridionale. È tutta qui l’egemonia della Germania, anche se sancita dai
Consigli europei, “naturale”, “spontanea”, “effettuale”: non c’è più limite possibile
alla concorrenza spietata, che si fa “naturalmente” attorno al pivot più produttivo.
Gesuiti
–
In una vertiginosa rievocazione del
ruolo di Ignazio di Loyola, il fondatore dei gesuiti, e poi dei gesuiti stessi,
nella Controriforma, papa Francesco ne fa la punta di lancia
dell’anticalvinismo, nell’ultimo suo saggio tradotto, “Chi sono i gesuiti”. Non
dell’antiluteranesimo, ma sì della Riforma di Calvino. Con orgoglio.
Papa Bergoglio inizia a dire che
“Calvino li impensieriva più in quanto scismatico che in quanto eretico”. Questo
per la verità sarebbe piuttosto Lutero, ma il papa non fa caso della
contraddizione. Calvino, prosegue,
provocava una ferita intollerabile all’umanità attraverso una duplice frattura,
tra ragione ed emozione, tra ragione e cuore, e nella ragione “tra conoscenza
speculativa e conoscenza positiva”, la scienza riducendo allo scientismo. “Qui
ha origine lo squallore calvinista:
una disciplina rigida con una grande sfiducia in ciò che è vitale, il cui
fondamento è la fede nella totale corruzione della natura umana”. Che
sembrerebbe una condanna. Lo stesso sul secondo punto: “Lo “scisma” dello
scientismo spezza l’unità metafisica e provoca uno scisma nel processo
intellettivo dell’uomo”. Invece sono per
il gesuita due motivi d’interesse, due sfide.
La ricostruzione del papa, benché
non documentata, può essere una giusta interpretazione. I gesuiti hanno sempre
avuto, dai tempi del fondatore, una passione per i borderline della religione.
In particolare per gli atei. De Lalande, massone professo e ateo, viaggiatore
in Italia nel 1768, ricavandone “otto o nove volumi” (Stendhal, “Du rire”, p.
166), era protetto dai gesuiti.
Imperialismo
– La
pax americana è in Santo Mazzarino,
“Introduzione alle guerre puniche”, 68-69: molto simile cioè a quella
cartaginese, che si limitava ad assoggettarsi le epicrazie locali, in Sardegna,
in Sicilia, in Spagna, lasciando loro una coscienza “nazionale”: etnica, culturale,
linguistica. In particolare della grecità delle città e colonie greche in esse
comprese.
Media
–
“Il mezzo è il messaggio” di McLuhan é vero in realtà
all’inverso: un “mezzo” senza un messaggio valido (utile, tempestivo, stimolante,
solleticatore ) è inerte. I social network, facebook, twitter, etc., come già
la email, la tv interattiva, la tv in diretta, la tv, che sembrano confermare
McLuhan, invece lo contraddicono. Solleticano un bisogno di socialità che c’era
e c’è, in maniera più convincente: non sono infatti le sole proposte di socialità-mercato
online, ma solo le due o tre, di un numero molto elevato, che hanno incontrato un bisogno.
Si può discutere se
twitter non affini il gusto della concisione, e perfino dell’epigramma, ma è
più certo che il programma ha una risposta perché incontra una domanda.
Provincialismo
–
È cresciuto mostruosamente, nei giornali, nell’editoria, nelle manifestazioni
culturali, con l’internazionalizzazione, e con l’invasione della rete. Che non
hanno portato alla sprovincializzazione ma al suo contrario. Non c’è
informazione in realtà su cosa succede nel mondo, solo succubismo e gregarismo –
in Italia nessuno ha un’opinione sull’Ucraina, la Libia, la stessa Germania con
la quale pure convive, o su Lampedusa e le migliaia di immigrati quotidiani.
Tutto scivola sui giornalisti, gli opinionisti, i politici, come un tempo sulla
zimarra del prete, tutto più o meno un forma indifferente. Assumendo per la
quotidianità, se proprio necessario, l’opinione degli altri. Non c’è opinione
critica su nulla, nonché sulla guerra: su un libro, una moda, un delitto, un
vizio o un vezzo. Giusto l’opinione degli altri, allora magnificata – è solo in
Italia che l’ “Economist” è un tempio, con tanto di celebranti in polpe, o lo “Spiegel”.
Poiché la politica non vuole il
vuoto, si può presumere che tanta sprovvedutezza non sia ingenua – non può
essere ignoranza perché allora sarebbe stata tanto più invadente nel passato. In
effetti in qualche modo così è, poiché poi il paese regge, e anzi continua a essere
uno dei più ricchi al mondo (è la ricetta del successo di Berlsuconi: tratare l’Italia
come paese affluente, invece che con l’ideologia Rai-Democrat del bisogno).
Provinciale è, in ogni piano e in ogni risvolto, l’opinione: povera, sciocca.
Repubblica – Il primato
italiano, anzi l’esclusiva dell’istituzione repubblicana, repubblicana, per
molti secoli, era un fatto notorio, scontato, per Stendhal: “La repubblica, o
gli interessi della città, hanno occupato l’Italia dall’anno 900 fino al
quindicesimo secolo. Forse, prima ancora dei Romani, la forma repubblicana
aveva già formato la mentalità di questo
paese”.
Stendhal lo ricorda en passant in “Racine e Shakespeare”, al
cap. “Del riso. Saggio filosofico su un soggetto difficile”, par. IV, “Degli ostacoli
al ridere”: per lui si ride bene solo in regime monarchico, in quello
repubblicano no.
Sinistra – È molto diversa da quella - che si ripropone - di Norberto Bobbio. De Blasio è stato eletto sindaco a New York con poco meno del 75 per cento dei consensi su una piattaforma dell’indifferenza razziale e sessuale. Ha toccato anche l’uguaglianza, ma dubitativamente: la sua immagine e il suo messaggio era la moglie, madre dei suoi figli, nera e già lesbica. A Seattle è stato eletto Ed Murray, che promette una tassa sulla ricchezza, e un salario minimo di 15 dollari l’ora, ma era ed è famoso come attivista gay, promotore del matrimonio monosessuale nel Parlamento statale, lui stesso gay sposato. Anche il Sud si orienta in questo senso: a Jackson, Mississippi, è stato eletto un “nazionalista nero” su una piattaforma socialista, ma molto esposto sui diritti civili.
astolfo@antiit.eu
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