L’umanesimo è morto, dissestato dal femminismo e il
terzomondismo? Mah! Rosi Braidotti, “cosmopolita per scelta”, si propone di
gettare le basi di un pensiero materialista femminista. L’umanesimo
considerando “un dispositivo teso a produrre soggettività «allineate»
con il potere costituito”. Al seguito di Foucault e Delueze, ma anche dell’illuminismo,
e naturalmente di Marx, con la Scuola di Francoforte, checché questa sia: “Emerge
una successione di testi e filosofi che può creare smarrimento”. Di
suo già da tempo posizionata peraltro su questa linea, col concetto di “soggetto
nomade”, dalle appartenenze multiple, che gli consentono di posizionarsi
“criticamente” rispetto al reale, e sempre in divenire – che era la
posizione, insomma, del vecchio filosofo.
Più che una soluzione, però, qui la filosofa pone il
problema. Più problemi. Per postumano intendendo le trasformazioni fisiche,
materiali, che la scienza viene introducendo da ultimo nel corpo, nella qualità
e la durata della vita. Uno sviluppo non nuovo per lei, che ha già esplorato le
nozioni di cyborg, e il territorio infido delle biotecnologie. La sua proposta
è del genere “sia.. sia”: sia innovare sia proteggere, non escludere il nuovo
ma fare attenzione.
Più che una critica una ricognizione delle novità. Per
una scoperta, una serie di scoperte a ripetizione, che aprono nuove frontiere,
la farmacologia e la manipolazione del dna ne aprono in serie. Nelle poche
settimane di produzione editoriale di questo “Postumano”, le basi dell’elica
del dna sono passate da tre a quattro e a sei, rendendolo infinitamente
manipolabile, “quasi la vita artificiale”. Rosi Braidotti potrebbe dire:
l’avevo previsto. Ma no, è un’epoca di scoperta – di annunci di scoperte, tutti
mirabolanti. Il volume è un tentativo di assestamento di questa epoca, delle
tante ipotesi di “postumano”. In un quadro, si può dire, molto democrat, come
ai vecchi dibattiti alle vecchie cellule del vecchio Pci – “premesso che,
eccetera”. Non rassicurante però, e anzi deprimente rima che barboso. Premesso
che le novità non sono da buttare via, occorre elaborare un’etica del postumano,
certo. “Un’etica pubblica”, certo, non c’è un’etica privata – anche se
Braidotti sembra pensarlo, il postumano proponendo nel quadro sempre della
“autodeterminazione del proprio corpo”, ma si sa che questo è un modo di dire,
un’occupazione del territorio (del femminismo), per non stare sempre alla
vecchia libertà. Ogm, protesi, trapianti, biocreatività, tecnologie
riproduttive, siamo in un altro mondo? Non più umano, seppure correlato all’uomo?
Sì e no: è ancora un’umanità, ma non
naturale e anzi artificiale. Ma a opera di chi? A opera del capitalismo. Che,
si sa, è inumano. Ed è vero, come no, ma poi non lo è. Più precisamente, siamo
alla “colonizzazione della vita da parte dei mercati e della logica del
profitto”. Un nuovo vecchio, cioè, anche molto vecchio.
Questo umanesimo
postumano si confina agli studi di genere, a quelli postcoloniali, e a quelli
ambientali. Più che in linea con Foucault e Deleuze, Braidotti sembra una
Judith Butler italiana – o è viceversa: in cattedra a Utrecht già
da un quarto di secolo, Rosi è antesignana degli studi di genere nell’accademia
europea. Nello stesso tempo, per usare un’altra formula in linea, questo
postumanesimo è esagerato – l’occidentale, l’europeo mantiene
sempre la propensione a presumere di sé.
L’argomento però è
serio, e il diffuso repertorio di Rosi Braidotti è utile, ancorché confuso. La
depressione – la crisi dell’Occidente - è reale: tanto uno fa la vittima che
alla fine lo diventa? È comunque la novità, sebbene anticipata da Heidegger, e si
spiega che ingombri l’antropologia e ora la filosofia. Cosa non va? La
semplificazione del reale è una brutta tentazione, Foucault e Deleuze avrebbero
obiettato. Tanto più quando si vuole eversiva. Il postumano filosofico sembra piuttosto
un ufo, molto “reale” in Dan Brown, come il suo “Inferno” di Dante o il suo
“Codice da Vinci”, ma niente di più. Un’atra dimensione, se si vuole, una quinta
nuova all’immaginazione – forse anche un desiderio, la rivoluzione non muore
mai, morta una se ne fa un’altra, ma non più di tanto.
Rosi
Braidotti, Il Postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre
la morte, DeriveApprodi, pp. 220 € 17
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