martedì 13 maggio 2014

Il postumano è molto umano

Giovanni Leghissa, “Ospiti di un mondo di cose. Per un rapporto postumano con la materialità”, pone la prospettiva giusta: il mondo è diverso per ogni suo soggetto, come lo vedono gli altri, i non umani? È impossibile, ma sapere che ci sono altri sguardi è un passo avanti. Non “un antiumanismo”, anzi, una “rivisitazione” dell’umanismo - Roberto Marchesini. In questo contesto, però, la transumanistica ha altre ambizioni. Che Marina Maestrutti rappresenta favorevolmente, ma introducendo incertezza: l’ingegnerizzazione del sociale. Un dibattito nel contesto delle “democrazie liberali occidentali” - cioè del big business? Sulle “frontiere cognitive e giuridiche tra umano e animale,… le differenze di genere, e i rapporti tra naturale, artificiale e tecnologie”. Troppo poco, ma anche troppo – l’eugenetica ne è la parte principale. È come giocare una partita al subbuteo invece che sul campo, correndo, sudando e urtandosi.  A opera peraltro di “un nuovo clero”, giusto la premonizione di Ivan Illich su cui Davide Tarizzo si diffonde,  “un clero manageriale, pianificatore, dittatoriale”.
Konrad Lorenz, nume tutelare di questi studi, non si sarebbe sorpreso, benché sottilmente antioccidentale – antiumanista per essere antioccidentale. E questo è forse è tutto il senso della crisi: siamo scontenti e quindi nervosi. Molto umani.
La condizione postumana, “Aut-Aut”, n. 361\ 2014, pp. 208 € 19

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