Giovanni
Leghissa, “Ospiti di un mondo di cose. Per un rapporto postumano con la
materialità”, pone la prospettiva giusta: il mondo è diverso per ogni suo
soggetto, come lo vedono gli altri, i non umani? È impossibile, ma sapere che ci
sono altri sguardi è un passo avanti. Non “un antiumanismo”, anzi, una
“rivisitazione” dell’umanismo - Roberto Marchesini. In questo contesto, però,
la transumanistica ha altre ambizioni. Che Marina Maestrutti rappresenta
favorevolmente, ma introducendo incertezza: l’ingegnerizzazione del sociale. Un
dibattito nel contesto delle “democrazie liberali occidentali” - cioè del big
business? Sulle “frontiere cognitive e giuridiche tra umano e animale,…
le differenze di genere, e i rapporti tra naturale, artificiale e tecnologie”.
Troppo poco, ma anche troppo – l’eugenetica ne è la parte principale. È come
giocare una partita al subbuteo invece che sul campo, correndo, sudando e
urtandosi. A opera peraltro di “un nuovo
clero”, giusto la premonizione di Ivan Illich su cui Davide Tarizzo si
diffonde, “un clero manageriale,
pianificatore, dittatoriale”.
Konrad
Lorenz, nume tutelare di questi studi, non si sarebbe sorpreso, benché
sottilmente antioccidentale – antiumanista per essere antioccidentale. E questo
è forse è tutto il senso della crisi: siamo scontenti e quindi nervosi. Molto
umani.
La condizione postumana,
“Aut-Aut”, n. 361\ 2014, pp. 208 € 19
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