Torna Orwell attuale, lo scrittore che smascherò le
dittature, sotto la dittatura del mercato, e più di quella – da lui anticipata
nell’ultimo romanzo, “1984” - dell’opinione. “Nel tempo dell’inganno
universale dire la verità è un atto rivoluzionario”, diceva, e non c’è dubbio,
anche ora che la “fattoria degli animali” è, dovrebbe essere, un reperto
preistorico.
Torna così attuale questo invito alla (ri)lettura, scritto trent’anni fa, in omaggio a “1984”,
la denuncia orwelliana della società totalitaria attraverso la comunicazione, di
un classico tanto percettivo (intelligente) quanto evidentemente indigesto. Riproposto con un’antologia di Orwell, è
un’apologia dell’onestà intellettuale a opera di Jean-Claude Michéa. Di cui non
sembra, non si dovrebbe, ma c’è estremo bisogno. Sempre, e oggi più che mai –
lo diceva Leys già trent’anni fa, e ora ognuno lo sa.
Il saggio di Leys è anche l’esplorazione di un “segreto” che in realtà non c’è: il
segreto di Orwell, che la lasciato un’opera importante pur essendo morto a 51
anni, non avendo rivestito alcuna carica, e non avendo scritto nessun “capolavoro”.
È l’invito alla “decenza”, che Michéa accentua sulla traccia di Leys - la decency, l’onestà. In una, aggiunge
Leys, con Simone Weil, in esperienze complementari (la Spagna, la classe
operaia, l’antitotalitarismo, la militanza sempre) e diverse: la stessa passione
della giustizia, e la volontà di ascesi, fino all’autopunizione.
Una riproposta caduta nel nulla. Sempre Orwell è da riproporre, ma
sempre in Italia cade nel nulla. Segno della sua attualità. Il suo dramma,
quello che lo fa attuale, è quello che così sintetizzò: “Sentimentalmente sono
definitivamente «di sinistra», ma con l’orrore della politica”, dopo quanto
visto in Spagna e dopo, sul “funzionamento dei partiti”.
Simon Leys, Orwell o
l’orrore della politica, Irradiazioni, pp. 96 € 12
Nessun commento:
Posta un commento