Tutto sulle mamme degli scrittori. Francesi per lo più, Prosut,
Baudelaire, Mme de Sévigné, Gary, Camus, Colette, Cohen, Duras, Barthes, ma si
tengono da conto anche quelle di Pasolini, Bernhard, Doris Lessing, Toni
Morrison, Gorkij.
“Mitizzazione, mistificazione e mistica” delle madri degli
scrittori, così riassumono il dossier
i curatori Alexis Bricos e Juliette Einhorn. Che le classificano in tre
categorie: le adorate, le ambigue, le velenose. Ma senza matriarcati da
rivendicare - a parte il tributo a Marija Gimbutas - giusto un gioco
letterario: “Appropriandosi di sua madre, lo scrittore la uccide; scrivendone,
la fa vivere?” Barthes ha scritto inconsolabile per un anno e più solo della
madre, che però non sappiamo nemmeno come si chiamasse. Mentre la madre più adorata-divorante
di tutte sarà stata quella di Pasolini, presente in ogni piego della sua
sterminata produzione, anche se non risulta che Pasolini ne abbia mai scritto.
Il tema, come tutti, sarebbe sconfinato. Tra le velenose
meriterebbe introdurre la madre di Irène Némirovsky, o quella di Simenon, o di Houellebecq,
tra le adorate la santa Monica, per
esempio, la madre di sant’Agostino. Ma anche tra gli illuministi, benché le
biografie tacciano, si sospettano a ragione dei fils de leur mère.
Il dossier si pubblica a maggio, in vista forse della
Festa della Mamma. O perché le madri contano più dei padri in letteratura,
molto - non si potrebbe fare un terzo del dossier del mensile, nemmeno un
quarto, sui padri. Con un problema, però: viene la psicoanalisi prima della
madre o la madre prima della psicoanalisi? Rousseau per esempio, altro escluso
dal dossier, la cui madre morì
mettendolo alla luce, la psicoanalisi lo vuole per tutta la vita ossessionato
dalla colpevolezza del sopravvissuto: e se anche fosse?
Tout sur leur
mère, “Le Magazine Littéraire”, maggio,
pp. 98 € 6,80
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