sabato 10 maggio 2014

La festa delle mamme d’autore

Tutto sulle mamme degli scrittori. Francesi per lo più, Prosut, Baudelaire, Mme de Sévigné, Gary, Camus, Colette, Cohen, Duras, Barthes, ma si tengono da conto anche quelle di Pasolini, Bernhard, Doris Lessing, Toni Morrison, Gorkij.
“Mitizzazione, mistificazione e mistica” delle madri degli scrittori, così riassumono il dossier i curatori Alexis Bricos e Juliette Einhorn. Che le classificano in tre categorie: le adorate, le ambigue, le velenose. Ma senza matriarcati da rivendicare - a parte il tributo a Marija Gimbutas - giusto un gioco letterario: “Appropriandosi di sua madre, lo scrittore la uccide; scrivendone, la fa vivere?” Barthes ha scritto inconsolabile per un anno e più solo della madre, che però non sappiamo nemmeno come si chiamasse. Mentre la madre più adorata-divorante di tutte sarà stata quella di Pasolini, presente in ogni piego della sua sterminata produzione, anche se non risulta che Pasolini ne abbia mai scritto.
Il tema, come tutti, sarebbe sconfinato. Tra le velenose meriterebbe introdurre la madre di Irène Némirovsky, o quella di Simenon, o di Houellebecq, tra le adorate  la santa Monica, per esempio, la madre di sant’Agostino. Ma anche tra gli illuministi, benché le biografie tacciano, si sospettano a ragione dei fils de leur mère.
Il dossier si pubblica a maggio, in vista forse della Festa della Mamma. O perché le madri contano più dei padri in letteratura, molto - non si potrebbe fare un terzo del dossier del mensile, nemmeno un quarto, sui padri. Con un problema, però: viene la psicoanalisi prima della madre o la madre prima della psicoanalisi? Rousseau per esempio, altro escluso dal dossier, la cui madre morì mettendolo alla luce, la psicoanalisi lo vuole per tutta la vita ossessionato dalla colpevolezza del sopravvissuto: e se anche fosse?
Tout sur leur mère, “Le Magazine Littéraire”, maggio, pp. 98 € 6,80

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