Dante – È molto greco. Non sapeva di greco, che si comincerà a imparare una-due generazioni dopo di lui con la “scoperta” e il commercio dei testi classici. Ma ne fa grande uso in tutta l’opera. Attingendo a repertori neolatini, talora con senso derivato o traslato, ma in grande numero. Bruno Migliorini, che su “Parole greche in Dante” si esercitò su un gran numero di fonti, comprese quelle presumibili di Dante stesso, ne elenca una lunga serie. Tutte parole che, anche per l’uso che ne fece Dante, sono entrate e rimangono nel vocabolario.
Parole ecclesiastiche:
archimandrita, eretico, gerarchia, salmo, salmodia. Delle arti umanistiche (trivio): idioma, poesì, poetria, rettorica, dialettica, ipocrita, crisi, filosofo,
peripatetico, prosopopea, etc. Delle scienze (quadrivio): aritmetica, diametro,
geomètra, parallelo, tetragono, armonia, melodia, metro, emisfero, epiciclo,
galassia, orizzonte, etc.. Del mito: ambrosia, musa, museo (museion), ctonio, ninfa.
Su
questa premessa: “Le parole di origine greca che appaiono nelle opere di D.
erano nella massima parte già correnti nell’uso popolare o dotto del suo tempo;
qualcuna soltanto è stata attinta da lui personalmente agli scrittori latini
(classici o cristiani o medievali) o da lui foggiata secondo i modelli che in
essi trovava. Nessun vocabolo è stato mutuato direttamente dal greco, che nei
tempi di D., all’infuori di isolati individui (e all’infuori dei dialetti
parlati nelle colonie calabresi e salentine), era ignoto in Italia”. Con
errori, non conoscendo D. la grammatica greca: antichtona, ormen, antòmata. “Nel noto verso «poi
siete quasi antòmata in difetto» (Pg X 128): essendosi
imbattuto (forse nella versione latina medievale del De Historia animalium di Aristotele) in un entoma o antoma plurale
di ἔντομον, «insetto»,
credette di poter adattare la parola facendone un plurale secondo il tipo
problema – problemata”. Mentre “formazioni corrette” Migliorini giudica dovute
personalmente a Dante le voci “teodìa” e Eunoè.
Sulla fonetica e
la morfologia pesa, dice Migliorni, l’uso latino di declinare i vocaboli della
terza declinazione greca con la terminazione in –a: “etera,
orizzonta (If XI 113, in rima, accanto a orizzonte, che si ha sei volte nell’interno
del verso e una volta in rima, e a un esempio di orizzòn, pure in rima), peana; simile è il
trattamento di molti nomi propri: Flegetonta, accanto a Flegetonte (ma sempre
Acheronte), Simoenta, Elicona, Calcanta (e qui, a rigore, potremmo catalogare
anche l’Anticthona…)”.
È poeta d’amore.
“Gentile poeta d’amore” presenta il corrusco poeta dell’“Inferno” un volume della inglese Alma Classics. Un’antologia,
“Love Poems”, dalla “Vita Nova”, il “Paradiso”, il “Convivio”, le “Rime”
sparse, che convince più di ogni blurb.
Kipling
–
Imperialista forse, ma non razzista. Orwell gli riconosce, come segreto anche
della sua leggibilità, il “senso di responsabilità” che si legava alla “classe
dei funzionari” e degli “spiriti «illuminati» cui apparteneva”. L’onestà
intellettuale, cioè. Ma di più incide l’assenza del razzismo. Che è – si sente –
a pelle.
Il senso della diversità sì, acuto, è
ciò che lo fa leggibile, ma un’assenza psicologica, costituiva, del razzismo,
della superiorità del bianco. Come “razza”, termine che non gli appartiene, e
come cultura.
Thomas
Mann
– La sua cifra sarà stata l’ironia. Anche sotto “I Buddenbrook”? Certamente nel
“Felix Krull” e nei molti racconti. Ma anche nella “Montagna magica”. E, come
per i “Buddenbrook”, anche per il “Faustus”. Non c’è in “Morte a Venezia”, e
questo dice quanto il racconto è di testa, costruito, e nella tetralogia
biblica, indigeribile – quattro volumi di sottile antisemitismo sono
impensabili.
Fu antisemita? Non si può dire, “dopo”.
Ma in molti racconti se ne diletta, ne “L’eletto” e non solo – il gioco di
parole ne rende bene la cifra. Lo scrittore fluviale, il padre rigido e chiuso,
il moralista inflessibile, si teneva vivo col sorriso? È possibile.
Palude
– Franco Cordelli correda la sua “palude degli scrittori” (“Lettura” di domenica) con un
atlante di 70 autori. Tra i conservatori e i moderati mettendo i più schierati
a sinistra: Berardinelli, Rasy, Cavalli, Onofri, Murgia, Serra, Magrelli.
Michele Serra accomunando a Magrelli,
Piperno, Affinati.
Dai senatori - Guglielmi, Ferroni,
Celati - escludendo Walter Pedullà, che lo patrocinò al debutto, e oltre.
Pound – Esoterico più che classico. O classico per essere esoterico: è la sua lettura del classico, un’altra verità.
Si volle contemporaneo, acuto, rapido, in sintonia con gli anni. E fattuale, realista, in economia e in politica, anticipatore di quella che oggi si chiamerebbe ecologia (limiti alla crescita, rispetto dell’ambiente, limiti ai consumi, riciclo, limiti alla specualzione). Partendo dall’anticapitalismo di Jefferson, per molti aspetti precapitalista (di un’economia ancora schiavista), che oggi in vario modo l’America rivaluta. Ma ebbe forte l’intuizione, se non la prescienza, di un “altro” mondo e modo di essere. Nell’ambito della formazione disordinata e tutto sommata autodidatta. Un po’ come i suoi innamoramenti, erratici, a fiuto, a caso. E più dunque nel suo modo di vita partecipativo, invasivo, entusiasta radicale sempre, più che per le credenze o pratiche teosofiche. Che non mancarono, ma forse nel quadro della impregiudicata curiosità, aperta a tutto.
“Pound e l’occulto”, lo studio di Tryphopoulos, ne coglie bene il nesso, già nel titolo, “Pound segreto”. Pound non studia né analizza l’esoterismo, né lo propaganda o lo critica, ci convive, in maniera non segreta ma senza dichiararlo, nella corrispondenza o nei saggi. A partire dal viaggio, mentale e fattuale, nella Provenza dei trovatori, “A walking tour in southern France”, il viaggio e i taccuini di viaggio del 1912, che Pound stesso riscopre (nemmeno lui nella loro interezza) con sorpresa nel 1958, quando è dimesso dal manicomio.
Tryphopoulos ci trova di più: radici esoteriche ai “Cantos”. E documenta la frequentazione, in gioventù e a Londra, di ambienti, o meglio di donne, legate all’esoterismo, Katherine Ruth Heyman, Hilda Doolittle, Olivia Shakespear, e la figlia Dorothy, che Pound sposerà. Ma allora semrpe alla sua maniera, totale e libera insieme, vorace, ingorda di esperienze.
Silone
–
Il pattern della spia Silone ricalca
quello di Orwell, denunciato come spia nel 1996, a beneficio di nessun servizio
segreto ma della colpevolezza sì, del tradimento, la delazione, la
persecuzione. Lo scandalismo è di bocca buona, anche se non propriamente
evangelico, e non “sta a guarda’ ar capello”: tutti ci vuole colpevoli, eccetto
lui, il denunciatore, un giudice in genere o un giornalista – meglio tutt’e
due.
La denuncia però lo dice vivo, a ottant’anni
da “Fontamara” che potrebbero essere un paio di secoli.
Viaggio – Non è per
fegatosi. Stendhal, “Du rire” (“La comédie est impossibile en 1836”), a
proposito del viaggio in Italia del presidente de Brosses, 1739, dice che era
un anno in cui si poteva ridere. Ci sono anni in cui si può ridere, dunque, e
il viaggio viverlo come un piacere. Come una “una caccia al piacere”, dice
Stendhal. Fatto di curiosità, interesse, buona disposizione, comprensione,
approfondimento, e non censorio, misoneista, ipocondriaco, come è del turismo
in genere. Dove, nota Stendhal, più spesso “si sostituisce ciò che si dovrebbe
rimarcare e dire con ignobili esagerazioni prese a prestito dai lacchè di palazzo”, aneddoti, pettegolezzi,
vendette. “La maniera come si cerca la felicità nella vita di tutti i giorni, le
abitudini sociali così opposte alle nostre, sono del tutto ignorate. Non si
sospetta nemmeno ciò che, in questo genere, è storico, e di conseguenza più
facile da vedere, perché il viaggiatore volgare legge più facilmente in un
libro che nella realtà. Nessuno, per esempio, si chiede della civiltà di Napoli
sotto i suoi viceré, etc., etc.”.
Si possono trovare anche numerosi punti d’interesse nel Sahara, e
quanti, nel bush africano, nell’altopiano
secco dell’Etiopia. Richard Burton nel primo Ottocento se ne è fatto motivo di
gloria raccontandoceli. D.H.Lawrence, che amava vivere nel Mediterraneo, e
tanto ne scrisse, per due pagine due tre ha solo lagnanze.
letterautore@antiit.eu
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