“Lo Stato sfugge alla noia perché cambia”, e così è, ce ne
accorgiamo quando non cambia. Il lieve, divagante, Savinio frequentava a Milano
nel 1918-19 - insieme con Ungaretti, Carrà e Bontempelli – Mussolini. Sa quindi
di che si tratta: si astrasse nel ventennio, ma dal 25 luglio avviò una serie
di articoli politici, che nel 1945 raccolse con questo titolo. Alternando la leggerezza
di spirito a una lucidità politica ancora viva. Per il tratto di irrispetto, e
anzi di invito alla guerriglia – non al grillismo, a una decisa “presa d’ami”.
La riedizione Adelphi della raccolta ingloba anche il saggio “Sullo Stato”, che
è del 1947, quando ormai le illusioni del dopoguerra erano remote, ed è un
invito, e un armamentario logico, alla dissidenza antiburocratica antiautoritaria.
Savinio conosceva anche l’Europa, la Francia specialmente e
la Germania, oltre che i Balcani, da dove proveniva, greco di nascita, e non si
faceva illusioni. Le nazioni europee vede e dice nel 1944 inermi e cieche. L’Europa
necessita un atto di nascita diverso. L’ultimo articolo, di fine 1944, invita a
un fronte di Resistenza europea: “L’appello che chiude il manifesto del
comunismo va aggiornato così: «Partigiani di tutta l’Europa, unitevi!». La teocrazia,
arguiva, il potere assoluto, “è un fatto asiatico, anche senza Dio”.
Alberto Savinio, Sorte
dell’Europa
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