È stata una sorpresa,
un’insonnia, una crisi di panico, seppure da navigati gentlemen: che ci sia ora
in Italia un governo che governa? Il botto di Renzi ha sconvolto “Milano”, il
reticolo di ruberie e furberie di banchieri, affaristi, giornali, giudici e finanzieri,
che in un quarto di secolo ha portato l’Italia sul lastrico. Tanto più che ha avuto i voti, per la prima volta dopo alcuni decenni, dei lombardi stessi e dei veneti, quelli del lavura’, che evidentemente non si fidano più - il travaso massiccio dei voti da Forza Italia e Lega al Pd di Renzi, certificato dalle analisi dei flussi elettorali, raffoza il dato percentuale delle urne. Più che di
sistema, la crisi è del sistema Milano. Quello propriamente che Renzi è
impegnato a rottamare.
Renzi ha vinto da
rottamatore e da vecchio Dc. Da Dc, seppure di razza, politico duro e forse
anche puro, ha dato un sussidio a dieci milioni di persone, sei-sette milioni
di famiglie, ha messo i suoi uomini subito in tutte le aziende pubbliche, ha
stretto il morso agli enti che non controlla, prima la Rai, e ha pagato, perché
no, un contributo alla modernità, inviando a Bruxelles un nugolo di belle
donne, dove saranno impegnate a imparare le lingue. Da rottamatore ha sconvolto
i salottini che ci governano, bancari e mediatici. Che sono quelli che non
hanno dormito stanotte.
Renzi non s’è preso un
solo collaboratore dal sistema Milano. E non è andato a corteggiare la Borsa,
né Mediobanca o Bazoli, né i giornali di De Benedetti o Elkann. Nemmeno in
campagna elettorale. Ha vinto anzi contro De Benedetti, e gli sfottò del
“Corriere della sera”. Che ora se ne attribuiscono il successo, ma in realtà lo
rincorrono, sgomenti.
È la Milano
ufficialmente di Bossi, Berlusconi, Monti e i suoi tecnici lombardi, la Procura della Repubblica e le banche. Di
giudici integerrimi che vanno preannunciando le loro sentenze, per averne
gloria dove conta, di banchieri di Dio con un pelo sullo stomaco alto fino in
cielo, di moralizzatori onorati con la residenza oltre Chiasso. Una sorta di
oligarchia postsovietica che purtroppo ha dominato l’Italia per un quarto di
secolo. Facendo mostra di un’indignazione costante che rendesse impossibile la
funzione di governo, eliminando via via ogni
possibilità di governare l’Italia. Paravento di comodo, comprese le reciproche
baruffe, alla depredazione, da furbetti del quartierino, gonfiandosi e gonfiando
il “sistema” di appalti corrottissimi, svendite di beni pubblici, manomissione
delle finanze pubbliche, e trame neppure oscure di Borsa.
Anche il voto conferma
Renzi in questo ruolo. I giornali padronali hanno subito messo la Lombardia in
primo piano nel successo di Renzi. In realtà la partecipazione al voto più alta
è stata delle regioni centrali, con un sì a Renzi schiacciante. Mentre altrove Renzi ha attratto il voto di
opinione, per la prima volta nella storia del Pd, ben al di sopra del risultato
dello stesso partito nelle amministrative. La Lombardia, la regione più popolosa, ha votato per
il 15 per cento Salvini, fuori dall’euro.
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