Non c’è nessuna prova di evoluzione del linguaggio. Otto
specialisti, tra essi il decano dei linguisti, Noam Chomsky, sono perentori al
riguardo, senza faglie né interstizi. Negli ultimi quarant’anni c’è stata
“un’esplosone di ricerche” sull’origine e l’evoluzione del linguaggio, da cui
“una sensazione che progressi considerevoli sono stati fatti”. No, “la
ricchezza di ipotesi si accompagna all’indigenza delle prove”. Dando regione
alla Société de Linguistique che nel 1866, di fronte a un’analoga esplosione di
teorie, giunse a proibire le indagini sulle origini del linguaggio.
Quattro i punti che hanno spinto gli otto a sanzionare
un chiarimento. Nessuno studio degli “animali nonumani” ha prodotto paralleli
rilevanti con la comunicazione linguistica umana”. Le tracce fossili e
archeologiche sono labili e irrilevanti. “La nostra padronanza della genetica
del linguaggio è così immiserita che non si può sperare di connettere i geni ai
processi linguistici”. I modelli proposti si basano su “assunti infondati”,
senza test empirici, e danno esiti inverificabili. “Le questioni principali
sull’origine e l’evoluzione della nostra capacità linguistica resta più
misteriosa che mai”.
Marc D. Hauser, Charles
Yang, Robert C. Berwick, Ian Tattersall, Michale J. Ryan, Jeffrey Watumull,
Noam Chonsky, Richard C. Lewontin, The mistery of language evolution,
“Frontiers in Psychology”, 7 maggio, saggio open-access
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