martedì 27 maggio 2014

Non sappiamo perché cominciammo a ragionare

Non c’è nessuna prova di evoluzione del linguaggio. Otto specialisti, tra essi il decano dei linguisti, Noam Chomsky, sono perentori al riguardo, senza faglie né interstizi. Negli ultimi quarant’anni c’è stata “un’esplosone di ricerche” sull’origine e l’evoluzione del linguaggio, da cui “una sensazione che progressi considerevoli sono stati fatti”. No, “la ricchezza di ipotesi si accompagna all’indigenza delle prove”. Dando regione alla Société de Linguistique che nel 1866, di fronte a un’analoga esplosione di teorie, giunse a proibire le indagini sulle origini del linguaggio.
Quattro i punti che hanno spinto gli otto a sanzionare un chiarimento. Nessuno studio degli “animali nonumani” ha prodotto paralleli rilevanti con la comunicazione linguistica umana”. Le tracce fossili e archeologiche sono labili e irrilevanti. “La nostra padronanza della genetica del linguaggio è così immiserita che non si può sperare di connettere i geni ai processi linguistici”. I modelli proposti si basano su “assunti infondati”, senza test empirici, e danno esiti inverificabili. “Le questioni principali sull’origine e l’evoluzione della nostra capacità linguistica resta più misteriosa che mai”.
Marc D. Hauser, Charles Yang, Robert C. Berwick, Ian Tattersall, Michale J. Ryan, Jeffrey Watumull, Noam Chonsky, Richard C. Lewontin, The mistery of language evolution, “Frontiers in Psychology”, 7 maggio, saggio open-access

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