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martedì 13 maggio 2014

Pianse il papa sul divorzio – tra Moro e Andreotti

Sul fallito referendum contro il divorzio, e le tante asimmetrie politiche che quarant’anni fa emersero nella consultazione, una pagina interessante è in Astolfo, “La morte è giovane”, romanzo in via di pubblicazione:
“…..A Roma il Messaggero fa campagna per il divorzio: i redattori, che non vogliono Brusconi, il nuovo padrone, hanno scioperato a oltranza, non hanno permesso al suo direttore di entrare al giornale, Luigi Barzini jr., il patrigno di Feltrinelli, e tornano al lavoro per il divorzio. Il Pci invece è contro, per l’onore delle donne. Per la tradizione. Bukharin, l’ultimo dei primi bolscevichi, era impegnato a estirpare il fox trot, “ballo d’impotenti”, l’anno che Stalin lo fece arrestare e fucilare – il ballo aveva conquistato l’Europa al tempo della battaglia della Somme, la prima battaglia di popolo, che vi morì in massa. Il Partito vuole le donne, alle quali il segretario Longo dava del voi, madri opime di famiglia. Crede cioè al “mammismo” di Corrado Alvaro, creatore ironico di pathos mediterraneo, autore già condannato, Togliatti lo fece dire fascista a cadenza biennale, da Giacomo Debenedetti (1953), Salinari (1955), Angioletti (1957), Trombatore (1959), reo di avere scritto “L’uomo è forte”, il romanzo dell’orrore del totalitarismo. Mentre Berlinguer e la moglie, pur venendo da eminenti famiglie laiche, lei va a messa la domenica e lui l’aspetta fuori, e entrambi sono devoti di santa Maria Goretti, un sinistra-destra nel campo della fede. Anche Pasolini è contro, naturalmente. Ma perderanno 6 a 4, la scommessa è vinta in partenza.
“Solo al compagno Wang la scommessa non è proposta, per stanchezza. Fanfani, che finirà col referendum, è il cavallo anti-Pci dei cinesi. Nei momenti di esaltazione Wang, che apre a Roma l’ufficio dell’agenzia Nuova Cina, vorrebbe farsi convalidare un asse Fanfani-Strauss, contro il Partito. Wang non può che essere un agente segreto: ha i soldi, e una moglie, dottore, ostaggio a Pechino. Ma non è del tutto in errore. Ci sono cristiani e cristiani: Strauss sarà il fascista bavarese che Der Spiegel vuole, giornale di Amburgo, però di un altro mondo. Un Land sonnolento ha convertito nel più ricco della Germania, la terra mescolando alla fabbrica. Ai laghi ha ridato trasparenza, e ai fiumi. La Baviera legando al Lombardo-Veneto ha costruito, su aree sfavorite dalla natura, tra ghiacci, nebbie e zanzare, la regione più ricca del mondo, tutta cattolica. Il problema di Wang è che, se Berlinguer perde il referendum, lo perde pure Fanfani. Né capisce la finezza di Berlinguer, che vuole perdere il referendum per ingraziarsi il Vaticano – se il divorzio fosse abolito, il Pci sarebbe abolito con esso. Ma il progetto italo-bavarese lo fa sognare: Berlinguer perde comunque col referendum, e Fanfani, comunque vittorioso, erige il muro con Strauss. Non ci sono comunisti in Italia ma servi di Mosca, così parla Wang, ubiquo – i giornalisti sovietici devono dire alla polizia dove vanno, se escono dall’ufficio, quelli cinesi sono liberi di muoversi:
“- «Un legame di ferro» – Wang ripete Togliatti annuendo. È questa indicazione bibliografica che fonda la sua stima. E non sa che la Dc cementa col voto il compromesso, quale passaporto al potere eterno. Che dopo questa prova non ci sarà più la Repubblica, con tutta la Resistenza. Ma, con la Costituzione e tutto, l’anomala mezzadria Dc-Pci nel loro reciproco opporsi-tenersi, la Repubblica di Guareschi. Che i partiti di massa, i rappresentanti del settanta per cento degli italiani, non abbiano capito l’Italia, il movimento, l’etica, le donne, la libertà, in fondo dà ragione a Wang, sono figli degenerati di preti dissoluti e del Batrace alcolizzato.
“La chiesa, che le cose le sa, con la confessione e la sacrestia avendo migliore nozione dell’animo femminile, ce l’ha col senatore Fanfani, per esserne stata indotta a mali passi. Toccherà al povero Paolo VI, che più d’ogni altro papa ama la politica italiana, gli Andreotti, i Moro, cui ha sacrificato la gioventù, seppellirsi sotto il divorzio, cui seguirà l’aborto. A opera di Fanfani che non fu suo allievo, mentre i pupilli si fanno la guerra.
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“Furioso è invece Paolo VI per la grigia del divorzio. E Andreotti assolutamente vuole al governo con Moro, di essi si fida, vecchia Fuci e Azione Cattolica, benché facciano più solo la politica della non politica, dossier, Prefetti, sogghigni. Fa penare il papa pure Kerouac, buon credente, che ne ha lasciato un ritratto eseguito a mente, miglior pittore che scrittore. Dopo trent’anni di governo dei cattolici il popolo ha liberato la sua storia. A opera delle donne, devote sincere di tutti i santi. La chiesa sempre s’è mutilata, un tempo bruciava i suoi fautori ardenti, Girolamo da Praga, Girolamo Savonarola……
“Ha l’aspetto del resuscitato, il papa, di uno fuori dal mondo. E vuole mettere il coperchio, ma a che cosa? Non fu la religiosità di Simmaco, né la romana virtù di sant’Ambrogio, fu la bora, levatasi di colpo  nella valle del Frigido presso Gorizia, a segnare nel 394 la sconfitta del paganesimo, del Summus Deus di tutti, in favore del cristianesimo. Nugoli di polvere accecarono i legionari, impegnati controvento, schiacciandoli quasi sugli scudi, e l’imperatore Eugenio, buon retore, il valente ge-nerale franco Arbogaste e lo storico Flaviano, specialista in divinazioni, furono sconfitti dall’imperatore Teodosio, che, seppure a malincuore, si piegò poi all’intollerante vescovo di Milano. Senza la bora sarebbe stata un’altra storia, tutti gli oracoli e gli dei consultati avevano previsto la vittoria dell’humanitas pagana sulla superstitio cristiana tanti anni dopo gli inizi del cristianesimo quanti sono i giorni dell’anno, quindi 365 più 29, l’anno in cui Gesù fu crocifisso. A meno che la vittoria al Frigido non fosse la fine del cristianesimo, se Dio dei cristiani è diventato il dio della bora capricciosa. Il Frigido, affluente dell’Isonzo, è l’odierno Vipacco…..
 “Il referendum è finito 6 a 4, come doveva. In Abruzzo, Calabria e Sicilia, dove i no all’abolizione del divorzio sono stati la metà, sono tutti di donne. La scommessa era facile, perché, se la storia non c’è, c’è la letteratura delle vedove, anche in quelle regioni. E dunque tanto sottomessa la donna non vi dev’essere, quando può badare a sé – come l’uomo. A Benevento il no ha avuto il voto più basso, appena un terzo, ma lì sono tedeschi, si vede all’aspetto, sono rubizzi contadini sassoni, le donne minute e pallide fanno mogli obbedienti. Ma è dura aver ragione. Berlinguer, che fa la politica delle masse, ha perso contro Pannella, che è un gigione solitario. E la sconfitta dice, per ripicca, della rivoluzione”. 

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