Un vero presidente
eletto all’Europarlamento dovrebbe essere un euroscettico. Per maggioranza
numerica, oltre che di opinione - e “impatto” dell’opinione.
Si plaude a Angela Merkel
perché sostiene il lussemburghese Juncker, candidato del Ppe, il partito di
maggioranza relativa all’Europarlamento, a preferenza del candidato tedesco, il
socialista Schulz. In realtà, si plaude a Angela Merkel “a prescindere”, qualsiasi
cosa faccia e dica. Mentre la cancelliera, si sa, vuole Juncker perché è il
candidato del suo partito, il Ppe, e il Ppe ha vinto le elezioni, anche se non
ha la maggioranza. Di più vuole Juncker perché è un “rappresentante di
nessuno”, come già Barroso, Van Rompuy e la staffetta uscente Buzek-Schulz allo
stesso Europarlamento – e per quel che vale è un suo uomo, l’ha scelto lei come
candidato del Ppe.
Uscendo dai formalismi,
invece, le elezioni le hanno vinte gli euroscettici, e quindi competerebbe a
loro il presidente. Le hanno vinte anche numericamente, se si sommano agli
euroscettici tre grosse componenti del Ppe. Sono gli eletti di Orban in Ungheria, a capo
di un movimento razzista, di Berlusconi, euroscettico neo-alleato della Lega, e
della Csu bavarese, che da sempre “si sposta” a destra per disinnescare le
spinte xenofobe e violente. Il partito degli euroscettici sarebbe probabilmente
la maggioranza, se a Farage, Le Pen, Grillo, Lega, e altri movimenti minori si
aggiungessero, scorporandoli dal Ppe, i parlamentari di questi tre partiti.
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