Come già Bossi anche
Farage, se è razzista, farà bene a convertirsi. Bossi, che partì sparato
contro i meridionali a Milano, poi ne risultò il più votato. Per Farage ha
votato in massa, facendo la differenza, il piccolo commercio. Cioè gli “anglo-indiani”,
pakistani e bengalesi compresi: sono quelli che di più temono la nuova
immigrazione.
L’Ukip di Farage è
diventato il primo partito in Gran Bretagna agitando il timore dell’immigrazione
indiscriminata che la Ue sta per aprire dai Balcani. Non ci sono risorse da
investire in nuova immigrazione, questi gli argomenti. E scuola, sanità,
previdenza, i servizi pubblici essenziali, sono già sotto stress con la
popolazione esistente. Ma Farage ha fatto breccia soprattutto sul piccolo commercio al
dettaglio, oltre che sulla manovalanza sparsa - che nel Regno Unito non è
vasta, e non comunque inglese-inglese – e sui disoccupati.
Su una popolazione britannica
di 55 milioni, un 12 per cento è di nuova immigrazione, nata all’estero.
Valutando a un 8 per cento i nati nel Regno Unito figli o nipoti di immigrati
nati fuori, la popolazione britannica di immigrazione recente, nell’ultimo
cinquantennio, è il 20 per cento del totale, 11 milioni. Otto di questi vengono
da fuori Europa. Sono loro il bacino elettorale di Farage. Minacciati
dall’apertura totale delle frontiere agli europei, ai più poveri tra di essi.
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