Viaggiando per Reggio Calabria i grandi
cantieri dell’ammodernamento si notano più spesso per essere fermi, o lavorare
al minimo. La cosa è strana perché ogni giorno di fermo è una perdita grossa di
denaro. Ma si spiega: sarà in atto un ricorso al Tar o comunque un contenzioso,
che sono entrambi molto più remunerativi che far lavorare i cantieri.
Nel 1921, tutto ciò che oggi viene detto mafia
veniva indicato con nome di camorra, a Palermo, a D.H.Lawrence. La mafia era da
venire – la mafia onnipresente è degli ultimi cinquant’anni. Sempre nel 1921 i
Beati Paoli si rappresentavano a Palermo al teatro dei pupi come i nemici della
“camorra”. Lo scrittore ne riferisce in calce
a “Mare e Sardegna” in tutta innocenza. Le storie della mafia sono da rifare –
o sono apologie?
Angelo Mellone, “Meridione a rotaia”, tarantino,
non ama la Calabria. Lo Ionio si può capire, i treni ci mettono ore invece di minuti,
quando passano. Ma non ama neanche il Tirreno. Racconta di un Roma-Reggio di
notte in treno che è un suk: “Il bazar organizzato in cuccetta a notte fonda,\
il mercato di favori e scambi”. Non per ripetere, precisa generoso, Albanese,
il comico – “pensavo avessero trasportato\ per scherzo\ le caricature di Antonio
Albanese”. Ma il Roma-Reggio non passa per Tropea da almeno quarant’anni,
quanti sono gli anni di Mellonxe, e non porta cuccette da almeno venti. Anche
in questo ritorno di espiazione, la Calabria resta vittima di Albanese, il
comico apulo-lombardo.
Sotto l’insegna di Moeller van den Bruck,
precisa ancora Mellone. Cioè da destra?
Di Jean Paul, scrittore tedesco ora
dimenticato, molto popolare ai primi dell’Ottocento, che superò molti difficili
transiti della vita senza perdere l’arguzia e il buonumore, Friedrich Hebbel scrive nei
“Diari”, p. 46 (§ 835). “(È strano) che Jean Paul abbia conservato tanto
coraggio! Perché era stato da bambino in paradiso, e si trattava per lui
semplicemente di riconquistare il paradiso”. La storia è sempre possibile.
La mafia a tavola
Il rapporto annuale del
Nucleo Antisofisticazioni dei Carabinieri dà le adulterazioni e le frodi molto
diffuse. Riguardano tutti gli alimenti, confermando una sensazione comune,
specie i più diffusi, carne, pane, pasta. Soprattutto nei ristoranti ma anche
nello spaccio al minuto. E i medicinali: nei primi cinque mesi sono stati
sequestrati medicinali “non conformi” per 115 milioni. Un mercato parallelo che
il rapporto, però, imputa alla criminalità organizzata, cioè alla mafia
siciliana, alla camorra e alla ‘ndrangheta. La sofisticazione alimentare e
farmacologica come canale per il riciclaggio, denuncia il rapporto.
Può essere. Tutto può essere
riciclaggio. Anche la moda, per dire, e l’abbigliamento, nel lavoro à façon e nella copia, più o meno
proibita. Ma è da un lato sottovalutare l’adulterazione dei cibi e dei farmaci
e dall’altro, naturalmente, sopravvalutare le mafie. La sofisticazione
alimentare è un dato “normale”: esteso cioè e punito, in rari casi, con multe. È
un affare enorme, e si fa alla luce del sole, senza bisogno di kalashnikof e di
tritolo. Non da mafiosi patentati, ma da decine, centinaia di migliaia di “operatori”.
L’allarme mafia del Nas dei
Carabinieri si può intendere come un tentativo di agganciare l’opinione e la
politica a un maggiore impegno nella prevenzione e la repressione in questo campo.
E invece il rapporto è caduto nel nulla. Il tutto mafia è uno stereotipo che
non paga. Una geremiade, una ritualità. E devia lì attenzione dalla mafie vere e proprie.Il solo effetto sarà stato di
bollare sul dorso del Sud il big business
delle frodi alimentari e sanitarie.
Anche ammesso che le tre
mafie siano dappertutto, sarebbe necessario allora individuarne le controparti.
Forse è vero che le mafie hanno riciclato i rifiuti nocivi. Ma non per conto di
qualcuno?
Le vie dello scandalo
Le strade e le ferrovie in
Italia D.H.Lawrence, che la penisola viaggiò a lungo, trova impressionanti in
“Mare e Sardegna”, 129. “La ferrovia costiera in Calabria, verso Reggio, ci
farebbe orgogliosi se l’avessimo in Inghilterra”. E commenta: “Qui è una cosa
ovvia”. Gli piace anche, sulle strade tortuose, la capacità di guida, “di un
grande bus o di un’automobile” che sia:
“Sembra così facile, come se l’uomo fosse parte del mezzo. Non c’è niente di
quel bestiale stridìo, spiacevole sensazione che uno ha al nord”.
Il “Corriere della sera” invece, dovendo registrare
oggi un atto virtuoso, di un’impresa meridionale, sulla Salerno-Reggio
Calabria, la consegna dei lavori in anticipo sulla data convenuta, annega
l’evento in una sequela di turpitudini sulla stessa Salerno-Rc. In piena Tangentopoli,
miliardaria, a Venezia, Milano e viciniori. Da cui la Salerno-Reggio è invece,
malgrado tutto, esente – della grande corruzione, organizzata, sistemica.
Giusto le solite bombe minatorie di piccoli malviventi. Ma lì bastavano i
Carabinieri.
La Sicilia dei pupi
Termina con l’Opera dei pupi
dei Cuticchio (non li nomina, ma ogni indicazione che dà li denota) “Mare e Sardegna” di D.H.Lawrecnce. Lo
scrittore ne dà un riconoscimento sostenuto per una decina di pagine, e un
elogio di grande forza persuasiva.
Alcune sere l’Opera dei Pupi
si chiudeva con una comica. Tra il Napoletano e il Siciliano. Che sempre
esilarava i cinquanta bambinetti, nota Lawrence.
Del Siciliano D.H.Lawrence,
che la Sicilia visitò e abitò a più riprese, fa questo ritratto in “Mare e
Sardegna”, p. 88: “La parlata siciliana è chiusa e evasiva, come se il Siciliano
non volesse parlarvi diretto. Di fatto, non lo fa. È uno stracolto, sensitivo,
antico spirito, e ha in mente talmente tanti lati di sé che non ne ha nessuno
definito. Ne ha una dozzina, e con difficoltà ne è conscio, e impegnarsi in una
qualsiasi di esse è solo fare un trucco su se stesso e il suo interlocutore. …
Il Siciliano... è troppo antico e rusé
per non essere sofisticato su ogni e qualsiasi fede. Partirà a razzo, e poi si spegnerà
acido e scettico anche contro la sua stessa miccia. Si simpatizza con lui in
retrospettiva. Ma nella vita quotidiana è insopportabile”.
leuzzi@antiit.eu
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