Tanti gli allarmi, ripetuti negli anni, di Maroni,
della Procura, del “Sole 24 Ore”, del “Corriere della sera”, di “Repubblica”, e
niente. È già passato un mese e niente, nessun mafioso nelle tangenti
miliardarie dell’Expo. Nemmeno un bisnipote di vecchio ‘ndranghetista di paese
infiltrato in una ditta sub-subappaltatrice, anche solo dei rifiuti. Possibile
che abbiano rubato tutto da soli? Ancora uno sforzo, il Sud non può restare a
bocca asciutta.
Fabrizio Roncone e Sabelli Fioretti
testimoniano affiancati su “D”. l’affondamento di Napoli nobilissima. Roncone
si diverte col napoletano a Roma che vuole un euro per il vostro parcheggio, il
parcheggio che voi vi siete cercato e procurato. Con vigile romano che a
Roncone contesterà: “E io che c’entro, che se volemo rovina’ sto sabato sera?”.
Sabelli Fioretti documenta la coda dei taxi alla
stazione di Napoli, dove è primo in coda con un compagno di treno. Ne conta 54,
ma nessuno si muove: i taxisti discutono. Poi i taxi si fanno 65, ma non si
muovono. Quando la discussione si placa, il primo taxi non tocca a lui ma al compagno
di viaggio, “signore elegante che ha l’aria di quello che deve andare a
Positano, roba da 50 euro”. Ma Sabelli Fioretti fa un errore: da Napoli a Positano
non sono 50 euro, sono molti di più.
Mafia
editoriale
“Il nichilismo è la nota di fondo della filosofia
cutoliana” suona ridicolo. – cutoliana di Cutolo, il camorrista. Ma è a mezzo
di una spaventosa, più che ridicola, storia della Repubblica Italiana. Sempre
le storie di settore sono pericolose, se non contestualizzate. Ma qui si
pretende una Repubblica “mafiosa”. Qui
in John Dickie, “Mafia Republic”, Laterza: “la prima storia comparata” di mafia,
camorra e ‘ndrangheta, con la banda della Magliana, la Sacra Corona Unita, il
brigante Musolino e il terremoto dell’Iripinia, e col film di Tornatore “Il
camorrista”. Poi, insomma, siamo già a 532 pagine, non si poteva pretendere di
più dal lettore.
John Dickie si era segnalato quindici anni fa
per “Darkest Italy”, uno studio letterario (insegna letteratura italiana a
Londra) sulla nascita del Meridione dopo l’unità. Un studio fecondo, che però
non ha tradotto e ha abbandonato, ora si occupa di “vendere” la cucina italiana
e la mafia. Ma c’è un limite anche all’apologia mafiosa, o il mercato tutto
giustifica, anche l’esistenzialismo cutoliano?
Avendolo purtroppo letto, non si finisce di stupirsi
della levità di spirito d Dickie e Laterza. La Giulietta è la macchina della
mafia – Giulietta è nome che tira in ambito anglosassone. I cantieri della
Salerno-Reggio Calabria sono della ‘ndrangheta – che quindi costruisce ponti, viadotti
e gallerie? La stessa autostrada è in costruzione dal 1963. Il giudice che
criticò, nel 1969, la blanda repressione della ‘ndrangheta attorno all’Aspromonte,
è degradato a “tale Guido Marino”. “Negli anni Settanta… l’Italia non sapeva
nemmeno che la mafia veniva chiamata Cosa Nostra dai suoi affiliati”. “Lo
studio accademico più diffuso del fenomeno mafioso in circolazione all’epoca era
stato scritto da un sociologo tedesco” – lo studio di H.Hess, di cui Dickie rovescia
lepido le conclusioni. Non manca naturalmente lo Stato-mafia: nel caso Cirillo
operano in combutta le Br, la Dc, la camorra, il Sisde (polizia politica), il
Sismi (servizi segreti militari), il ministro dell’Interno, e la P 2.
“Mafia Republic”, la Repubblica mafiosa, è
edito da Laterza. Cioè dal capo della Confindustria per il Mezzogiorno. Che
interesse ha la Confindustria a dire mafiosa la Repubblica? O ce l’ha?
L’autostrada
dei rimorsi
Pezzo forte di “Mafia Republic” è naturalmente
l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Naturalmente perché questa sembra la cosa
più indigesta, non solo agli inglesi e ai leghisti ma anche, e di più, ai meridionali
spersi, all’odio-di-sé meridionale. Più del porto container di Gioia Tauro, che
è quasi impossibile.
Merita riportare per intero, per il livore e le
assurdità, la mezza pagina in cui “Mafia “Republic”, opera di storia, racchiude
la Salerno-Reggio Calabria, p. 112. A 50 anni dall’inizio dei lavori non è
completata. Tutti i lavori sono soggetti alla ‘ndrangheta – anche fuori della
Calabria? Non manca “un alto ufficiale dei Carabinieri” per attestarlo: in
questi 50 anni “la mafia ha ricavato enormi profitti da questo disastro”. Questo
è plausibile, i Carabinieri più spesso fanno Ponzio Pilato. Ma. Non ci sono servizi:
si sono dovuti mettere dei gabinetti chimici “per consentire agli automobilisti
disperati di espletare i loro bisogni corporali”. Ambulanze sono parcheggiate
ai bordi pronte a intervenire. Il vescovo di Salerno l’ha detta la “Via
Crucis”. La carreggiata è così stretta e tortuosa che per lunghi tratti il
limite di velocità è di 40 km\h. E il solito ritornello: “Invece di seguire il percorso
più logico e diretto, lungo la costa…”, che forse il professore non conosce,
penserà siano le spiagge del Mar del Nod. Mentre la Salerno-Reggio Calabria è
la migliore autostrada italiana. Certo, in Inghilterra ce ne saranno di
migliori, ma in Italia no, eccetto rari pezzi in pianura.
“Era un’impresa ingegneristica di alto profilo”,
riconosce il professore a un certo punto, servivano “qualcosa come 55 tunnel e
144 viadotti, in alcuni casi a più di 200 metri di altezza rispetto ai boschi
del fondo valle”. Ora non lo è più? I tunnel in realtà sono 200, i ponti e
viadotti 500. E sono tutti mafiosi? Una ‘ndrangheta dunque all’apice dell’ingegneria
civile. Non solo, ma: chi è che mette allora le bombe?
Ma non si può dargli torto, le pubblicazioni
contro la Sa-Rc si moltiplicano. Anche a opera di chi si suppone che l’abbia percorsa
qualche volta. Non solo, intendiamo, i siciliani, che sempre si lamentano di
tutto, quando è gratis non gli basta mai.
Il “Corriere della sera” ne ha fatto lunedì il
pezzo forte della sua inchiesta sulle 397 opere incompiute. Nell’Italia degli
scandali. Gli scandali multimilionari, per intendersi, tipo Expo o Mose. Mentre
la Sa-Rc, un investimento di sette miliardi in dodici anni, si segnala per
mancanza di scandali. E per aver rispettato, più o meno, i tempi. Sì, il
tritolo nei cantieri, ma quello ce l’ha purtroppo chiunque metta mano al
cemento, anche in economia - si sa del resto chi usa il tritolo in Calabria, e
non sarebbe difficile farlo smettere. Quasi tutti i lavori commissionati per l’ammodernamento
sono stati completati, per 355 km. a fine anno.
La cosa più interessante della paginata del “Corriere”
è che non l’ha commissionata al leghista veneto Stella, ma all’ottimo meridionale
Rizzo. Che se qualche volta tornerà alla casa avita in Basilicata, si farà la
sua parte di Salerno-Reggio a tre corsie, larghe.
La forza
della mafia è la debolezza della legge
In una pausa dei suoi personali processi a Berlusconi,
la giudice milanese Boccassini ha trovato il tempo di occuparsi della mafia, il
settore della delinquenza cui è delegata. Ottenendo la condanna di decine di ‘ndranghetisti
di Milano e dintorni. “Sentenza storica sulla ‘ndrangheta”, si celebra col fido
Bianconi sul “Corriere della sera”, “ora è innegabile la presenza al Nord”. Ora
nel 2014. Quando c’erano fiumi di cocaina, a Milano più che in ogni altra città
europea. Da quarant’anni almeno. Gestiti liberamente – anche ora – dalle
cosche. Una delle quali, sfrontata al punto da fare il mercato in casa, in via
Belgio attorno a piazza Prealpi, quella di Maria Serraìno, finì vent’anni fa
con figli drogati persi, pentimenti, denunce, 180 condannati, e anche libri di
successo.
La forza della mafia è la debolezza della
legge. È perfino ovvio. La cosca Serraìno fu sconfitta per caso, essendo stata una figlia
drogata trovata in possesso di un migliaio di ecstasy, a un controllo
occasionale (?). Con i pentimenti conseguenti. Ma era impossibile tacere.
leuzzi@antiit.eu
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