venerdì 13 giugno 2014

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (209)

Giuseppe Leuzzi

Tanti gli allarmi, ripetuti negli anni, di Maroni, della Procura, del “Sole 24 Ore”, del “Corriere della sera”, di “Repubblica”, e niente. È già passato un mese e niente, nessun mafioso nelle tangenti miliardarie dell’Expo. Nemmeno un bisnipote di vecchio ‘ndranghetista di paese infiltrato in una ditta sub-subappaltatrice, anche solo dei rifiuti. Possibile che abbiano rubato tutto da soli? Ancora uno sforzo, il Sud non può restare a bocca asciutta.

Fabrizio Roncone e Sabelli Fioretti testimoniano affiancati su “D”. l’affondamento di Napoli nobilissima. Roncone si diverte col napoletano a Roma che vuole un euro per il vostro parcheggio, il parcheggio che voi vi siete cercato e procurato. Con vigile romano che a Roncone contesterà: “E io che c’entro, che se volemo rovina’ sto sabato sera?”.
Sabelli Fioretti documenta la coda dei taxi alla stazione di Napoli, dove è primo in coda con un compagno di treno. Ne conta 54, ma nessuno si muove: i taxisti discutono. Poi i taxi si fanno 65, ma non si muovono. Quando la discussione si placa, il primo taxi non tocca a lui ma al compagno di viaggio, “signore elegante che ha l’aria di quello che deve andare a Positano, roba da 50 euro”. Ma Sabelli Fioretti fa un errore: da Napoli a Positano non sono 50 euro, sono molti di più.

Mafia editoriale
“Il nichilismo è la nota di fondo della filosofia cutoliana” suona ridicolo. – cutoliana di Cutolo, il camorrista. Ma è a mezzo di una spaventosa, più che ridicola, storia della Repubblica Italiana. Sempre le storie di settore sono pericolose, se non contestualizzate. Ma qui si pretende una Repubblica “mafiosa”.  Qui in John Dickie, “Mafia Republic”, Laterza: “la prima storia comparata” di mafia, camorra e ‘ndrangheta, con la banda della Magliana, la Sacra Corona Unita, il brigante Musolino e il terremoto dell’Iripinia, e col film di Tornatore “Il camorrista”. Poi, insomma, siamo già a 532 pagine, non si poteva pretendere di più dal lettore.
John Dickie si era segnalato quindici anni fa per “Darkest Italy”, uno studio letterario (insegna letteratura italiana a Londra) sulla nascita del Meridione dopo l’unità. Un studio fecondo, che però non ha tradotto e ha abbandonato, ora si occupa di “vendere” la cucina italiana e la mafia. Ma c’è un limite anche all’apologia mafiosa, o il mercato tutto giustifica, anche l’esistenzialismo cutoliano?
Avendolo purtroppo letto, non si finisce di stupirsi della levità di spirito d Dickie e Laterza. La Giulietta è la macchina della mafia – Giulietta è nome che tira in ambito anglosassone. I cantieri della Salerno-Reggio Calabria sono della ‘ndrangheta – che quindi costruisce ponti, viadotti e gallerie? La stessa autostrada è in costruzione dal 1963. Il giudice che criticò, nel 1969, la blanda repressione della ‘ndrangheta attorno all’Aspromonte, è degradato a “tale Guido Marino”. “Negli anni Settanta… l’Italia non sapeva nemmeno che la mafia veniva chiamata Cosa Nostra dai suoi affiliati”. “Lo studio accademico più diffuso del fenomeno mafioso in circolazione all’epoca era stato scritto da un sociologo tedesco” – lo studio di H.Hess, di cui Dickie rovescia lepido le conclusioni. Non manca naturalmente lo Stato-mafia: nel caso Cirillo operano in combutta le Br, la Dc, la camorra, il Sisde (polizia politica), il Sismi (servizi segreti militari), il ministro dell’Interno, e la P 2.

“Mafia Republic”, la Repubblica mafiosa, è edito da Laterza. Cioè dal capo della Confindustria per il Mezzogiorno. Che interesse ha la Confindustria a dire mafiosa la Repubblica? O ce l’ha?

L’autostrada dei rimorsi
Pezzo forte di “Mafia Republic” è naturalmente l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Naturalmente perché questa sembra la cosa più indigesta, non solo agli inglesi e ai leghisti ma anche, e di più, ai meridionali spersi, all’odio-di-sé meridionale. Più del porto container di Gioia Tauro, che è quasi impossibile.
Merita riportare per intero, per il livore e le assurdità, la mezza pagina in cui “Mafia “Republic”, opera di storia, racchiude la Salerno-Reggio Calabria, p. 112. A 50 anni dall’inizio dei lavori non è completata. Tutti i lavori sono soggetti alla ‘ndrangheta – anche fuori della Calabria? Non manca “un alto ufficiale dei Carabinieri” per attestarlo: in questi 50 anni “la mafia ha ricavato enormi profitti da questo disastro”. Questo è plausibile, i Carabinieri più spesso fanno Ponzio Pilato. Ma. Non ci sono servizi: si sono dovuti mettere dei gabinetti chimici “per consentire agli automobilisti disperati di espletare i loro bisogni corporali”. Ambulanze sono parcheggiate ai bordi pronte a intervenire. Il vescovo di Salerno l’ha detta la “Via Crucis”. La carreggiata è così stretta e tortuosa che per lunghi tratti il limite di velocità è di 40 km\h. E il solito ritornello: “Invece di seguire il percorso più logico e diretto, lungo la costa…”, che forse il professore non conosce, penserà siano le spiagge del Mar del Nod. Mentre la Salerno-Reggio Calabria è la migliore autostrada italiana. Certo, in Inghilterra ce ne saranno di migliori, ma in Italia no, eccetto rari pezzi in pianura.
“Era un’impresa ingegneristica di alto profilo”, riconosce il professore a un certo punto, servivano “qualcosa come 55 tunnel e 144 viadotti, in alcuni casi a più di 200 metri di altezza rispetto ai boschi del fondo valle”. Ora non lo è più? I tunnel in realtà sono 200, i ponti e viadotti 500. E sono tutti mafiosi? Una ‘ndrangheta dunque all’apice dell’ingegneria civile. Non solo, ma: chi è che mette allora le bombe?
Ma non si può dargli torto, le pubblicazioni contro la Sa-Rc si moltiplicano. Anche a opera di chi si suppone che l’abbia percorsa qualche volta. Non solo, intendiamo, i siciliani, che sempre si lamentano di tutto, quando è gratis non gli basta mai.
Il “Corriere della sera” ne ha fatto lunedì il pezzo forte della sua inchiesta sulle 397 opere incompiute. Nell’Italia degli scandali. Gli scandali multimilionari, per intendersi, tipo Expo o Mose. Mentre la Sa-Rc, un investimento di sette miliardi in dodici anni, si segnala per mancanza di scandali. E per aver rispettato, più o meno, i tempi. Sì, il tritolo nei cantieri, ma quello ce l’ha purtroppo chiunque metta mano al cemento, anche in economia - si sa del resto chi usa il tritolo in Calabria, e non sarebbe difficile farlo smettere. Quasi tutti i lavori commissionati per l’ammodernamento sono stati completati, per 355 km. a fine anno.
La cosa più interessante della paginata del “Corriere” è che non l’ha commissionata al leghista veneto Stella, ma all’ottimo meridionale Rizzo. Che se qualche volta tornerà alla casa avita in Basilicata, si farà la sua parte di Salerno-Reggio a tre corsie, larghe.

La forza della mafia è la debolezza della legge
In una pausa dei suoi personali processi a Berlusconi, la giudice milanese Boccassini ha trovato il tempo di occuparsi della mafia, il settore della delinquenza cui è delegata. Ottenendo la condanna di decine di ‘ndranghetisti di Milano e dintorni. “Sentenza storica sulla ‘ndrangheta”, si celebra col fido Bianconi sul “Corriere della sera”, “ora è innegabile la presenza al Nord”. Ora nel 2014. Quando c’erano fiumi di cocaina, a Milano più che in ogni altra città europea. Da quarant’anni almeno. Gestiti liberamente – anche ora – dalle cosche. Una delle quali, sfrontata al punto da fare il mercato in casa, in via Belgio attorno a piazza Prealpi, quella di Maria Serraìno, finì vent’anni fa con figli drogati persi, pentimenti, denunce, 180 condannati, e anche libri di successo.
La forza della mafia è la debolezza della legge. È perfino ovvio. La cosca Serraìno fu  sconfitta per caso, essendo stata una figlia drogata trovata in possesso di un migliaio di ecstasy, a un controllo occasionale (?). Con i pentimenti conseguenti. Ma era impossibile tacere.

leuzzi@antiit.eu

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