venerdì 20 giugno 2014

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (210)

Giuseppe Leuzzi

Il Nero d’Avola ha sostituito il Chianti, troppo americanizzato, sulle tavole italiane se non al’export. Da una decina d’anni. È in produzione da trent’anni, dal 1984. Prima si vendeva come uva da taglio. Lh scoperto un piemontese, l’enologo Franco Giacosa.
Prima la Sicilia non aveva enologi. Ora pochi.

Mellone a Napoli (“Addio al Sud”), “al caffè di Santa Lucia”, si perde a “osservare\ distrattamente l’ennesimo corteo di\ disoccupati organizzati a rinnovare il lamento dei lazzari\ occupati a disoccuparsi per una questione di coerenza”. Poco sopra, al caffè d’Europa prospiciente piazza Reale, nel 1845 Friedrich Hebbel osservava, subito dopo che s’era aperto il “mondo bello” dei borghesi e forestieri a passeggio, “anche una magica visione di proletariato”: “A dozzine guardano i lazzaroni con i visi avidi, sbiancati dalla fame, attraverso i vetri lucidati delle finestre, per vedere come il fortunato dentro se la gode, e di certo di una buona quota dell’implacabile odio si sono imbevuti di cui avranno bisogno dopo per poter pugnalare e strozzare con collera fredda” (introduzione al “Trauerspiel in Sizilien”).
Non c’è rimedio?

De mafia again

È teoria della scrittrice Rina Brundu che “la mafia in Sardegna non ha mai avuto una possibilità perché sparavamo prima”. Che si può contestare?

La mafia è prepotenza. E se allignasse al Sud perché c’è troppa mitezza? Forse una mancanza di coraggio, le civiltà si estenuano – il Sud ha alcuni millenni di storia prima del Centro-Nord, Celti e Etruschi inclusi. Forse la sudditanza che s’incorpora (psicologica) facendo parte bene o male di un Regno, con l’accessoria sudditanza alla cosiddetta Legge.

Una cosa gustosa l’obbrobrioso “Mafia Republic” contiene, dove irride al “New York Times” che elegge Moravia a autorità in materia di mafia. Moravia infatti dice il 13 novembre 1983: “Il siciliano in quanto tale – incluso il siciliano onesto – è per inclinazione un mafioso, nel senso che condivide con l’uomo di mafia la brama e l’ossessione del «prestigio del potere»”. Moravia che probabilmente di siciliani conosceva Sciascia e Guttuso, o magari Lanza Tomasi. E naturalmente la baariota Maraini, sua ex.

Calabria
Muscari Tomajoli, avvocato a Venezia, patrono di Mazzacurati, imprenditore veneto, in una vicenda molto veneta quale la corruzione al Mose, è nome di Laureana di Borello in provincia di Reggio Calabria. Anche il nome, Giovani Battista, è calabrese. L’avvocato è in età, considerato. Oggi non sarebbe possibile, che uno di Laureana di Borrello diventi avvocato a Venezia .

Boris Christoff, il celebre basso, debuttò nel 1951 a Reggio Calabria nella “Bohème”, nel ruolo di Colline, il filosofo. C’era un teatro d’opera a Reggio Calabria nel 1951.
C’è tuttora, il Cilea, grande di 1.500 posti. Ma non fa l’opera, non fa niente. Dichiarato inagibile nel 1985 per farne un restauro, poi restaurato, per circa vent’anni, è stato reinaugurato, e lì sta.

Il rantolo del Padrino-Marlon Brando, il romanziere Mario Puzo prese dalla testimonianza di Frank Costello di fronte alla commissione Kefauver nel1951, la Commissione d’inchiesta sul crimine organizzato, che la tv mandava in onda. Non era ancora sessantenne, Costello, pseudonimo di Francesco Castiglia, nativo di Lauropoli, frazione di Cassano allo Jonio. Emigrato bambino con la madre e la sorella per raggiungere il padre, fu arrestato una prima volta a 17 anni per rapina, ma non condannato. Fu poi il referente del partito Democratico a New York per i voti della mafia. Fino alla sindacatura di Fiorello La Guardia, che nel 1933 lo obbligò a spostare gli interessi su New Orleans – senza perseguirlo. Subirà nel 1957 un attentato del capomafia rivale Genovese, ma morirà di cuore a 82 anni, nel 1973, sempre libero.

Anche Albert Anastasia, il capomafia di New York che Alberto Sordi parodierà nel 1973 nel film di Steno “Anastasia mio fratello ovvero il presunto capo della Anonima Assassini”, era nato in Calabria, nel 1902 a Tropea. Emigrò clandestino a 17 anni, dopo la guerra, e fece una carriera rapidissima. Quando morì, ammazzato mentre si radeva dal barbiere, aveva 55 anni.

Tra i documenti Usa “rivelati” da wikileaks c’è un dispaccio del console americano a Napoli in visita in Calabria. Le cui città trova “squallide e caotiche”. La regione “all’ultimo posto in quasi tutte le classifiche economiche nazionali”. E la malavita al 3 per cento “(probabilmente molto di più)” del pil nazionale. Ma è vero – verosimile - che gli esponenti politici che ha incontrato avessero “un atteggiamento fatalista”. Come se non dipendesse da loro.

leuzzi@antiit.eu

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