Salta la luce, corvi e talpe inquinano
le indagini, i razzisti bruciano i campi, i servizi segreti sono deviati, i
poveri sono poveri, i ricchi truffano, il carcere organizza il crimine, si
tagliano i copertoni e si rigano le macchine, e la collaborazione tra la
Polizia e i Pm non sempre è felice. L’eccezione Svezia si vuole normale.
In fondo, in realtà, resta quella di
Bergman, dello stereotipo. Malgrado la novità linguistica del “tu”
generalizzato, s’impersona nel silenzio – con molto alcol, che è la stessa
cosa. I rapporti umani restano algidi. Ma sa essere anticonformista, almeno
Mankell. Qui il fatto è l’immigrazione incontrollata, già venticinque anni fa,
quando il “giallo” fu scritto. Per
incapacità degli Stati: l’accoglienza, lasciata anche in Svezia ai “volontari”,
è slabbrata. Gli immigrati scompaiono dai centri anche in Svezia. E qualche
volta sono assassini, anche feroci. Tutti si vogliono esiliati politici ma
molti sono criminali in fuga. In Svezia se ne può anche scrivere.
Henning Mankell, Assassino senza volto, Marsilio, pp. 366 € 5,90
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