“Hanno fatto bene i
fondi a votare contro questa clausola di onorabilità”, dice a Napoletano Enrico
Baffi, figlio di Paolo Baffi, l’onesto governatore della Banca d’Italia vittima
dei giudici, per dieci anni fino alla morte, e vittima lui stesso della tortura
del padre: “Occorre riflettere e molto su questi temi in un Paese come
l’Italia”.
La giustizia non è
semplice. Ma in Italia è chiara: per prima bisognerebbe introdurre una clausola
di onorabilità dei giudici. In ogni loro ordine e grado, a partire dal loro
Consiglio Superiore della magistratura, sentina di tutti i vizi, dalla
lottizzazione all’interesse privato in atto pubblico: permalosi, litigiosi,
avventurieri, e troppo spesso corrotti nel senso più volgare: un posto, una
pensione, una consulenza, la carriera del figlio, la figlia, la nipote. Ma
facili all’arresto, dove si va sui giornali – chi vive in zone di mafia conosce
bene questa distropia.
“Tra le società
partecipate dal Tesoro”, scrive “Il Sole 24 Ore”, “solo l’Enel ha approvato la
clausola voluta dall’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che prevede
l’ineleggibilità e la decadenza per giusta causa a seguito di una condanna,
anche se non definitiva, o anche della richiesta di rinvio a giudizio per una
serie di reati amministrativi, fiscali e finanziari”. L’ultimo (?) guasto dei
tecnici, così ottimi, così intelligenti?
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