Si
chiamano “banche ombra” e l’“Economist” le ha così consacrate nel numero del 10
maggio, ma in realtà sono banche senza i doveri delle banche. Sono finanziarie
di varia natura e specializzazione, che però fanno tutto quello che fanno le
banche, e molto di più, ma senza dover sottostare alla vigilanza cui sono
sottoposte le banche, per il fatto che non raccolgono il risparmio – in realtà
lo raccolgono, purché in grande quantità.
Sono
fondi d’investimento, hedge fund, fondi
monetari, operatori di Borsa, veicoli di bond,
venture capital e di derivati, le carte
di pagamento mobili, postali, aziendali.. La tipologia è già nutrita, e continuamente
si reinventa. Il presidente della Banca d’Inghilterra, Carney, definisce il
fenomeno “la più grande minaccia alla stabilità finanziaria mondiale”, per l’attività
aggressiva svolta nei paesi emergenti. L’“Economist” le assolve, ricordando che
la crisi del 2006-2007 fu opera delle banche vere e proprie, che vendevano il
credito come titolo d’investimento. La funzione maggiore delle banche ombra è
però il finanziamento a lungo termine, che è quello che consolida le economie:
a caro prezzo ma senza alternative, poiché le banche non sanno non essere
prudenti.
Più della
tipologia è nutrito l’attivo: è superiore al pil delle grandi aree in cui le
banche ombra operano, Usa e Ue. E anche in Europa si avvia a superare, sul
modello Usa, quello delle banche vere e proprie. La Bundesbank ha calcolato a
marzo che l’attivo delle banche ombra è cresciuto tra il 2007 e il 2013 dal 163
al 197 per cento del pil europeo, due volte il pil – mentre in Usa, pur contraendosi
lievemente (dal 207 al 195 per cento) resta pur sempre il doppio del pil. Nello
stesso periodo, l’attivo delle banche si è ridotto nell’eurozona dal 299 al 288
per cento del pil – mentre è cresciuto, di poco, negli Usa, per effetto dell’intervento
pubblico salvabanche del 2007, dall’87 al 91 per cento del pil.
Il
Financial Stability Board, l’agenzia di controllo dei mercati finanziari creata
per prevenire altre bolle, definisce l’attività bancaria ombra come “credito di
istituzioni non bancarie”. E lo valuta in un quarto del sistema finanziario
globale. In rapidissima crescita: gli attivi delle banche ombra, che l’Fsb
valutava in 71 triliardi di dollari all’inizio del 2013, erano cresciuti in
dieci anni di 26 triliardi. In Cina, dove sono una novità crescono del 40 per
cento l’anno.
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