giovedì 19 giugno 2014

I bambini tedeschi annegati, a guerra finita

A passo di gambero, attraversando la rete, la Storia s’intorbida? Il provocatorio Grass avrà inaugurato il revisionismo sulla guerra? Bisognava pensarci dodici anni fa, quando il libro uscì – ma Grass non aveva ancora pubblicato “Sbucciando la cipolla”, la memoria dell’adolescenza, volontario SS a 17 anni, seppure combattente. La “Cipolla” era una memoria onesta: eravamo nazisti e sapevamo. Questo è un principio onesto di revisione storica, tra assassinii, bombardamenti e annegamenti? Sornione comunque, Grass non smette il tratto satiresco – la lezione è sempre quella di Sterne, del filone divagatore, o della realtà-verità che si morde la coda. Uno storione di duecento pagine, storico, generazionale, bitedesco, costruendo su un episodio piratesco della guerra. A integrazione, come di più sarà con “Sbucciando la cipolla”, della trilogia di Danzica – la Madre viene dalla Cusnevonia, enclave cattolica alla lontana periferia della Danzica prussianizzata.
Ma, sempre controcorrente, Grass non si priva del brivido del revisionismo. Seppure a modo suo: contro il torpore della Repubblica Federale, il fatto essendo rimosso sia dalla Germania, piena di sensi di colpa, sia dalla Russia (dopo essere stato tabù per quasi cinquant’anni tra le due Germanie, “a livello intedesco per così dire”). Il fatto è l’affondamento della nave passeggeri “Wilhelm Gustloff” il 30 gennaio 1945, al largo di Danzica, da parte di un sottomarino russo. Piena di tedeschi in fuga dalla Prussia orientale invasa dall’Armata Rossa: oltre quattromila bambini, con donne e anziani, che perirono quasi tutti, poche centinaia sopravvissero.
Grass ci gioca: il 30 gennaio è anche il giorno dell’accesso di Hitler al potere, è il giorno della nascita di Wilhelm Gustloff, e quasi della morte, con soli cinque giorni di ritardo, e il giorno, più o meno, della nascita del narratore, la madre, in fuga da Danzica, essendo una dei sopravvissuti. E la storia ricostituisce in chat e forum online, essendosi armato subito di un Mac, goloso di tutte le stupidaggini e gli eccessi che ci trova – “seguendo al fiuto le marche olfattive e altre secrezioni della Storia”. In realtà Grass mette in scena i quattro robusti volumi di memorie e ricostruzioni di Heinz Schön, commissario di bordo della “Gustloff”, uno dei sopravvissuti, l’ultimo dei quali, “SOS Wilhelm Gustloff”, il più evocativo, “La più grande catastrofe della
Storia”, più del Titanic vuole dire, uscito nel 1998. Ma scrive il primo romanzo storico e satirico della rete. La madre chiama Madre e non Ma “per non abusare del possessivo”. Nel “tanfo di rinchiuso di Berlino che nessuna corrente d’aria può dissipare”. Sfoggio facendo delle conoscenze di prima mano del fronte dell’Est – di cui poi si apprestava a velare il segreto in “Sbucciando la cipolla”. Una volta completata la storia, convocherà a convegno tutti i suoi traduttori, una cinquantina, di una trentina di lingue, per una settimana a Lubecca dal 23 al 27 marzo 2002 per spiegare loro bene i sottintesi della stessa. Ma non molto – non ci gioca molto.
A passo di gambero, come dice, laterale, ma la questione Grass l’ha posta: non c’è un solo colpevole nella guerra. Di “attraversare” proponendosi la Storia, “il tempo di sghembo, un po’ alla maniera dei gamberi, che simulano la marcia indietro partendo di lato, ma avanzano abbastanza veloci”. È un metodo, per mettere qualche punto mancante senza scandalo. Ironizzando come sempre sul tedesco confuso come la Madre, indifferentemente nazista o comunista, ridendoci anche su, ma il fatto c’è. Anzi i fatti. Gustloff è un impiegato delle assicurazioni che nel 1917, invece che al fronte, si trasferisce in Svizzera a curarsi i polmoni - a Davos, dove, ghigna Grass, prese il posto del Castorp inviato lo stesso anno dalla montagna magica, alla pag. 997 del romanzo dallo stesso nome, a morire nelle Fiandre. Eviterà la fame del dopoguerra restando in Svizzera. Dove, con l’ascesa di Hitler, diventerà l’organizzatore del partito, tampinando ogni tedesco e ogni austriaco ivi residente, insieme con la moglie Hedwig, già segretaria di Hitler fino al putsch fallito del 1923. Il 4 febbraio 1936 Gustloff fu assassinato. Nel suo studio a Davos, con cinque colpi di pistola. Da un giovane ebreo, David Frankfurter. Che poi andò alla polizia e volle messo a verbale: “Ho sparato perché sono ebreo. Sono perfettamente cosciente del mio atto e non lo rimpiango in nessun modo”. Hitler ne farà un martire, con funerali di Stato. Una nave-crociera che stava per essere varata col suo nome sarà intestata a Gustloff: di proprietà della Kraft und Freude, la forza della gioia, il patronato del ministero del Lavoro che la userà in tempo di pace per il sogno del viaggio nel Baltico o tra i fiordi del mare del Nord di molti che altrimenti non se lo potevano permettere.Anche per il viaggio in Italia, nell’inverno 1938-1939, imbarco a Genova, sbarco a Venezia, con scali a Napoli e Palermo, altro sogno di molti. Poi per il trasporto truppe.
È difficile ambientare questa storia in una revisione, anche solo della guerra se non del nazismo, ma la nave piena di bambini e Grass ci riescono. Il conto ballerino delle vittime è già eloquente: normalmente dato in quattromila, arrotondato a cinquemila, nell’edizione italiana è di diecimila.
Gunter Grass, Il passo del gambero

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