domenica 22 giugno 2014

I liberali al cimitero

Passato dallo zoo al cimitero, ma sempre nel cuore di tutti, il liberalismo è tanto più simpatico nel nome di Gobetti. Ma basta scorrerlo, scorrere Gobetti, per capire: molti buoni propositi e molta confusione. Fortemente attratto dalla personalità di Gramsci e dal movimento comunista torinese fin dal 1918, ben prima della scissione, attorno alla Fiat-Centro, cresciuta nella guerra a “piccolo Stato capitalista”, Gobetti non si decise personalmente al gran passo ma volle convertirvi il liberalismo. Un  destra-sinistra oggi indigesto - rileggere Gobetti oggi è come leggere Scalfari, contro ogni partito e contro ogni politica in realtà, per i “tecnici” illuminati e onesti, la “classe dirigente” di cui il giovane torinese vaticinava (non ridicolmente definita infine degli “apoti”, di “coloro che non la bevono”, né il fascismo né il sovietismo, in realtà degli apolitici).
Questa di Pietro Polito, lultimo confidente di Bobbio, è un’altra antologia della “Rivoluzione liberale”, con una mezza dozzina di articoli tratti da altre testate. Rispecchia quindi l’antologia che lo stesso Gobetti aveva estratto dalla rivista a marzo del 1924, ma la scelta e l’impianto cronologico ne mettono in evidenza, più che la brillantezza, le incongruenze. Un ritorno all’ordine in una prospettiva sempre palingenetica, terribilista.
Ai collaboratori della sua prima rivista, “Energie nove”, scrive il 30 novembre 1920: “La scissione del partito socialista è il cimento estremo. Riusciranno gli operai a resistere alla crisi? a cacciare i socialisti destri che sono il compromesso che tenta di negare le posizioni nette? Questo è il problema. I borghesi (accettiamo dal linguaggio socialista il termine) lavorano per scindere l’unità ideale degli operai. Non riusciranno. La loro opera è ad ogni modo il massimo delitto della nostra storia. Spezzare il movimento operaio oggi vale distruggere l’unica realtà ideale e religiosa d’Italia” – ideale? religiosa? “Io non coltivo miti: non credo che la massa sia evoluta e cosciente: non vedo nei più neanche il preludio a una coltura politica che sia pratica politica. Pure questo è meno importante. Il fatto gigantesco è che il popolo (quello che era il fantasma di Mazzini) chiede il potere. Il popolo diventa lo Stato” – con Mussolini? “È venuta l’ora di affermare e dimostrare il valore nazionale del movimento operaio” – contro i socialisti?
Poche settimane, e il 20 febbraio Gobetti si inorgoglisce: ha “dimostrato”, dice, che la rivoluzione russa “è essenzialmente un’affermazione di liberalismo”. Sulla fede di Trockij: “Trotski afferma, per primo in Russia, una visione liberale della storia”. Ma “La rivoluzione liberale”, il suo nuovo giornale, porrà subito dopo al primo punto della sua azione “la mancanza di una classe dirigente come classe politica”.
Gobetti sarà un martire di Mussolini, e il suo riverbero resta luminoso. Ma che altro? Il compito che si dava, “una ripresa del movimento rivoluzionario del Risorgimento, che entri alfine nello spirito delle masse popolari”, è immane e benemerito. Ma a che prezzo? “Tutti questi propositi sono schiettamente liberali e autonomisti”, i propositi dei “comunisti torinesi” subito dopo la scissione di Livorno: la disciplina, autorità, l’unità, e la violenza – “la violenza, sopra i sentimentalismi e i danni contingenti, dimostra fermenti vitali, energie decise, pensieri maturi”. E il disegno è mettere “un’aristocrazia politica liberale” ‘n coppa “al movimento sorto dal basso”.
Piero Gobetti, La rivoluzione italiana, edizioni dell’asino, pp. 255 € 15

2 commenti:

  1. Ho fatto una scorsa dei recenti interventi sul Blog nei quali si parla di Gobetti. Grazie per queste piccole perle. Essenzialmente condivido, ma bisogna dare a Gobetti l'attenuante del particolare momento storico (note sul movimento comunista) ed il merito d'aver annusato fra i primissimi la puzza del fascismo.

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  2. un ulteriore commento. Gestisco la pagina facebook di Piero Gobetti, non so' se bazzica su FB, ma vorrei davvero invitarla ad una visita laddove nella sezione foto ci sono centinaia di libri antifascisti, censurati, bruciati, messi al bando, ecc. oltre ad altre cose di mio interesse.
    Sarebbe un onore se Lei ne parlasse sul suo blog.

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