Il sindaco eletto dal
popolo sarà stato il più grande fallimento della Seconda Repubblica. La favola della persona migliore comunque del
partito. Per l’indigenza della scienza politica made in Italy. Ma anche per un sentito molto diffuso,
artatamente, dai media con decenni di bombardamento. Ieri, con l’eccezion della
dalemanissima Bari (il sindaco uscente si chiama Emiliano ma s’intende
D’Alema, provvido patrono), i sindaci uscenti sono stati bocciati nelle città
– a Bari peraltro hanno votato solo in quattro (quattro su dieci aventi
diritto). Livorno e Perugia conoscono
l’onta del cambiamento dopo 68 anni ininterrotti di amministrazione rossa.
L’amministrazione
è quello che più manca a questi sindaci eletti dal popolo. Tutti presi unicamente da se stessi, dalla personale immagine. Il Comune considerando un piedistallo di visibilità per ulteriori
fortune (Rutelli, Veltroni, Alemanno, Renzi), o comunque per la riconferma.
L’amministrazione riducendo al taglio o alla dequalificazione dei servizi:
nettezza urbana, trasporto pubblico, scuola, sanità, assistenza, senzatetto.
Con aumenti senza limiti e senza controlli di ticket, tasse, tariffe (i ticket
peraltro dichiarano non deducibili, vere e proprie tasse). A nessun altro fine
se non la carriera dell’eletto del popolo.
La
Confederazione degli artigiani, Cna, colloca oggi al vertice della pressione fiscale sulle
imprese tre città, Roma, Reggio Calabria e Napoli, in cui nessun servizio è offerto
alle imprese: con tasse e tariffe locali riescono a portare il prelievo oltre
il 74 per cento del reddito. Le altre due città che portano il prelievo complessivo oltre 74
per cento (con le altre si scende sotto il 69 per cento) sono Bologna e Firenze, in accentuato declino produttivo. E anche, a ben
guardare, malgrado la propaganda, nella qualità dei servizi.
Non è senza motivo che
le città sono tombe delle ambizioni politiche. Di Marino oggi a Roma, come già
di Alemanno, Veltroni e Rutelli. Renzi non ribalta la prospettiva: non è
cresciuto come sindaco di Firenze - la città con lui anzi ha sofferto, anche
molto - ma per la capacità di occupare e rinvigorire un’area politica stagnante,
grigia e forse anche morta.
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