L’ultimo
Gobetti by Gobetti è questo, la raccolta e rielaborazione di saggi della sua
rivista dallo stesso titolo negli anni 1924-25, sottotitolo “Saggio sulla lotta
politica in Italia”. A cura e con un lungo profilo d Paolo Spriano, storico e “intellettuale
organico” del Pci. L’edizione è l’avocazione del liberalismo da parte di
Togliatti nel 1963 (l’anno di pubblicazione è il 1964), in concorrenza col centro-sinistra
di Nenni – ma Togliatti aveva adocchiato il conterraneo Gobetti fin dal ritorno
da Mosca nel 1944: “Era stato anche lui, volere o no, alla nostra scuola”, negli
anni 1918-1922.
Brillante
sempre, spesso acuto. Contro la filosofia tedesca: “Se la filosofia è storia,
perché la filosofia?”. “La nostra riforma fu Machiavelli”. “Un’indagine dei
motivi psicologici dominanti nella storia italiana potrebbe trovare
inaspettatamente il riserbo accanto alla retorica”. E “il movimento
democratico” che può diventare “arma dei conservatori” – del fascismo, avrebbe
dovuto dire. “Cavour, il Cattaneo della diplomazia, che seppe evitare
l’isterilirsi della rivoluzione in una tirannide”. Trovando, senza ironia
giustamente, “la più grave deficienza del liberalismo italiano nella lunga
mancanza di un partito francamente conservatore” – tutti radicali, quelli del “non
so che voglio”, avrebbe detto Croce, liberale con più sostanza, “ma lo voglio
subito”.
Con squarci
avventurosi. La “retorica del tiranno romantico” a proposito di Mussolini.
L’unità ideale della filosofia romantica e dell’economia moderna. La
“mediocrazia”. “L’esempio inglese e americano insegnano che solo con un
proletariato agguerrito e cosciente è possibile una serie politica
espansionista”. “La lotta di classe è stata l’experimentum crucis della pratica liberale; solo attraverso la
lotta d classe il liberalismo può dimostrare la sua ricchezza”.
E qualche
baggianata. Lutero è compassionevole e solidale. Compassionevole come il
taylorismo: “Lutero ha qualche diritto di precursore di fronte all’umiltà
moderna del taylorismo”. Il cattolicesimo anarchico. Contro Mussolini (la
malattia morale, etc.), l’“Elogio della ghigliottina”. E la più infettiva di
tutte: la democrazia debole in Italia per la mancata Riforma. La brillantezza
va a scapito anche della coerenza, della politica.
“Poesia”
era l’aria che si respirava in “Rivoluzione liberale”, disse Carlo Levi, e così
è.
Piero
Gobetti, La rivoluzione liberale”
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