Consumerismo - Nei paesi più liberisti, Usa, Gran Bretagna, consumatori e utenti si proteggono con associazioni di settore contro i privilegi e i soprusi delle imprese di servizi, e contro le acquiescenze delle Autorità di settore, teoricamente di controllo del mercato - di tutela del mercato e delle esigenze singole degli utenti. Per tutti i servizi nei quali i soprusi sono stati individuati: trasporto aereo, telefoni, forniture di gas e elettricità, banche, assicurazioni. Che in Italia sono norma: la liberalizzazione è una sorta di giungla in cui l’utente l’animale indifeso. Ma proprio in Italia, invece, stranamente, poiché è paese di avvocati e avvocaticchi, le associazioni di utenti non ci sono o sono inoperanti – giusto l’Adusbef, che però si segnala solo come portavoce personale del suo factotum Lannutti, per le apparizioni in tv.
Demonologi – Sono tornati? Surrettiziamente. Dopo quelli delle streghe, che Montagne, che li conosceva personalmente, dice impostori. Ma stanno a sinistra? C’è un perché?
Elettronica – L’industria pulita, silenziosa, miniaturizzata, è inquinante. Forse più della meccanica polverosa e rumorosa. Per la deperibilità. I dispositivi elettronici non sono fatti per durare nel tempo lo dice il designer Dave Hakkens ma lo sanno tutti. Con problemi di smaltimento. E per la produzione dei supporti: i procedimenti sono ad alto consumo di energia e tossici. Senza contare l’inquinamento elettrico, e dei trasmettitori di frequenze.
Giornalismo - Si diffonde in forma privata (spontanea, immediata), via blog, social forum, reti, perché quello professionale è impossibile? Superficiale, pregiudiziato, ancillare, a interessi non dichiarati e perciò ignobili? Sapere è esigenza incontenibile, conoscere il mondo per (prima di) conoscere se stessi. Il “qui e ora” è precondizione dell’esistere, e quindi dell’essere. “Fai attenzione” è il precetto, da Seneca a Montaigne, ed è l’opera della filosofia, prima delle sue derivazioni pratiche, utilitaristiche,
Immagine - Da Cavour, “il ministero non può fare l’ufficio del giornalista”, a Berlusconi e Renzi il salto è certo di un secolo e mezzo.
Mario Monti – O dell’irrilevanza dell’opinione pubblica. Exemplum macroscopico dell’irrilevanza dei media. E anche delle élites, almeno in questo momento storico, e nella forma della società civile, o dei belli-e-buoni della Repubblica. Una sorta di punching-ball di paglia per la forza corrosiva della politica, la cosiddetta “autonomia del politico”, per cui un guitto viene a contare venticinque volte un onorato professore.
Non c’è stato personaggio più di Monti portato dai media, in ogni sua manifestazione, e sonoramente ripetutamente bocciato dall’elettorato, a meno ora dell’1 per cento. Uno che in poche settimane, da modesto economista, benché celebrato, e burocrate di Bruxelles, diventa senatore a vita, presidente del consiglio, e presidente della Repubblica in petto, e poi non è più nessuno, non lo stanno a sentire neppure come economista, non è una caso ma un modo di essere.
È la disfatta dei “tecnici” del cosiddetto pensiero laico antipartito. Ma soprattutto è la sconfessione dell’autorità dei media, tv e carta stampata. Degli ascolti e delle vendite. Di un’opinione che, sotto le specie dei “tecnici”, o dell’uomo giusto al posto giusto, in realtà rappresenta oligarchie. Note - Fiat, banche, De Benedetti, Murdoch - ma camuffate. Più spesso da democrat, e non si sa perché.
La sconfessione è maggiore perché ha lasciato senza parole. L’élite che si nega ha tentato un contrattacco, denunciando a sproposito il populismo, ma senza convinzione.
Il fenomeno Monti è in realtà il
fenomeno media – il professore è quello che ha meno colpe, rispetto al devoto
incensamento di cui è stato fatto oggetto. Tanto più il fenomeno si manifesta
macroscopico in questo anno e mezzo, ormai, in cui Monti è andato fuori scena.
Che i media ne perpetuano la rispettabilità, dell’Europa montiana,
sottovalutando e sottorappresentando per ogni aspetto la profondità e
l’estensione della recessione. Vista mai una campagna, un semplice articolo, un
elzeviro, sui tanti licenziati, su chi non trova nessun lavoro, su chi cade all’improvviso in miseria, benché
lavoratore onesto? Una bizzarra asintonia, di cui i media stessi fanno le
spese, con meno pubblicità, meno copie. Per la potenza del pregiudizio –
l’europeismo acritico è stolido pregiudizio, l’Europa si vuole critica.
Pizzo – Primaria ditta palermitana di ristorazione, che a Palermo si pregia di non avere mai pagato il pizzo, sbarcata a Roma è subito stata messa in difficoltà. Non subito, dopo il successo che ha avuto anche nella capitale. Non può mettere i tavolini fuori, non ha i centimetri giusti. Ha anche avuto denunce, sempre dai vigili, per l’igiene. Con sopralluoghi e intimazioni dall’Asl. Pur essendo protetta politicamente, dalla prima Circoscrizione, democrat come la stessa ditta.
C’è un a questione di principio. Ma ci sono anche pretese pesanti da esaudire, essendo commisurate al successo che la ditta ha avuto a Roma.
Venticinque anni fa il sociologo Franco Cazzola ne faceva l’inventario. Del lato “privato” della cosa: la “tangente quotidiana” del vigile urbano, dei permessi, del medico, dell’ufficiale giudiziario (notifiche, sfratti), delle assunzioni, delle licenze e degli appalti pubblici (senza toccare la politica), delle pompe funebri e dei cimiteri. Un campionario vastissimo, con pagamenti anche in natura (sessuali), raccolto spulciando per alcuni anni le cronache dei maggiori quotidiani. Sono cambiati i sindaci e la politica, ma il “pizzo” no: a Roma si chiede, sotto forma, di “pranzo”, “cena”, “caffè”, anche per l’allaccio del telefono, o della luce elettrica.
Riforma - Si vuole (ma più che altrove in Italia, anzi solo in Italia) sinonimo di libertà. Mentre è la fine del Rinascimento, dei programmi di bellezza, chiarezza, diplomazia, e il ritorno della barbarie: un secolo di guerre. Solo nominalmente guerre di religione – ma anche se fosse, la religione non assolve, sempre barbarie è. Al contrario, si può dire la Riforma, con pochissime marginali frange, oscurantista e impositiva, non liberatoria. In Germania, in Francia, in Svizzera, nelle Fiandre, e un secolo dopo nella stessa già liberata Inghilterra. Fu guerra continua in Francia per oltre mezzo secolo e in tutto il Centro Europa. Non fu nemmeno la guerra alla corruzione, alla simonia, quanto un’appropriazione della stessa. In un clima di spedizioni predatorie, molto spesso in Italia, anche di cattolici contro cattolici (il Sacco di Roma)
Le scorrerie predatorie, specie francesi, erano prassi costante prima della Riforma. Ma con la Riforma ogni limite di civiltà fu abbattuto.
astolfo@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento