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martedì 10 giugno 2014

La guerra tedesca, un monumento all’inefficienza

La mancanza di misura, una costante tedesca,  “Gentile Germania” tratteggia a proposito della seconda Grande Guerra:
“C’è un’efficienza tipicamente tedesca, inutile. Con le ritorsioni di nessuna utilità militare a dieci, cento, contro uno a Creta, in Epiro, in Italia, in Serbia, i milioni di prigionieri russi sterminati. A Cefalonia, Argostoli, Comneno, Frangata, Saranda gli Alpini, schierati sulle isole in mezzo al mare, spararono alla testa dei morti, li spogliarono di scarpe e anelli, li calpestarono, li buttarono in mare trascinandoli sulla sabbia con pietre ai piedi. I Gebirgsjäger erano diligenti, ma può fare troppo caldo nello Jonio. Nei recessi dell’Olimpo distrussero ogni cappella o icona, spronati dal supermaresciallo Keitel, poi illustre in Italia: dal riparo a Creta audace chiedeva “la guerra ai civili”.
“Con lo sfruttamento, anche, delle popolazioni amiche in mezza Europa. Per pignoleria: per fare lo spazzacamino ci volevano in Germania quattro anni di studi, più quattro di tirocinio. E per incapacità, essendo i tedeschi come si sa bevitori e paciosi. I lager, con quelle geometrie e gerarchie, ober, haupt, führer, o la guerra agli slavi, che mai li minacciarono, sono monumenti all’inefficienza e un dispendio incalcolabile di risorse: cibo, medicine, persone, trasporti, riserve di crudeltà, riserve d’energia. Per produrre qualche valvola Siemens, oppure niente, l’architetto Speer ha vissuto libero dopo la guerra perduta rosicandosi per l’incompetenza, altrimenti l’avrebbe vinta.
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“Si galleggia, malgrado i tanti libri di guerra, sul non detto. La Germania sconfessa Clausewitz a ogni pagina, specie nei tre fondamentali della conquista: l’analisi dell’area occupata, la natura delle truppe dislocate, la politica nei confronti dei civili. Anche la distruzione delle aree lasciate al nemico, che i tedeschi fanno ostinata, Jünger aveva dimostrato nella prima guerra che danneggia anzitutto i distruttori, nel morale e la disciplina”. 

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