La mancanza di misura,
una costante tedesca, “Gentile
Germania” tratteggia a proposito della seconda Grande Guerra:
“C’è
un’efficienza tipicamente tedesca, inutile.
Con le ritorsioni di nessuna utilità militare a dieci, cento, contro uno a
Creta, in Epiro, in Italia, in Serbia, i milioni di prigionieri russi sterminati.
A Cefalonia, Argostoli, Comneno, Frangata, Saranda gli Alpini, schierati sulle
isole in mezzo al mare, spararono alla testa dei morti, li spogliarono di scarpe
e anelli, li calpestarono, li buttarono in mare trascinandoli sulla sabbia con
pietre ai piedi. I Gebirgsjäger erano
diligenti, ma può fare troppo caldo nello Jonio. Nei recessi dell’Olimpo
distrussero ogni cappella o icona, spronati dal supermaresciallo Keitel, poi
illustre in Italia: dal riparo a Creta audace chiedeva “la guerra ai civili”.
“Con lo sfruttamento, anche, delle popolazioni
amiche in mezza Europa. Per pignoleria: per fare lo spazzacamino ci volevano in
Germania quattro anni di studi, più quattro di tirocinio. E per incapacità, essendo
i tedeschi come si sa bevitori e paciosi. I lager, con quelle geometrie e gerarchie,
ober, haupt, führer, o la guerra agli slavi, che mai li
minacciarono, sono monumenti all’inefficienza e un dispendio incalcolabile di
risorse: cibo, medicine, persone, trasporti, riserve di crudeltà, riserve d’energia.
Per produrre qualche valvola Siemens, oppure niente, l’architetto Speer ha
vissuto libero dopo la guerra perduta rosicandosi per l’incompetenza,
altrimenti l’avrebbe vinta.
……………..
“Si galleggia, malgrado i tanti libri di
guerra, sul non detto. La Germania sconfessa Clausewitz a ogni pagina, specie
nei tre fondamentali della conquista: l’analisi dell’area occupata, la natura
delle truppe dislocate, la politica nei confronti dei civili. Anche la
distruzione delle aree lasciate al nemico, che i tedeschi fanno ostinata, Jünger
aveva dimostrato nella prima guerra che danneggia anzitutto i distruttori, nel
morale e la disciplina”.
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