lunedì 30 giugno 2014

La nuova spartizione di Siria e Irak, col Libano

Ritorna il ridisegno del Medio Oriente, su altre frontiere che quelle degli accordi Sykes.Picot del 1917,
degli accordi neo-coloniali anglo-francesi in vista dello smembramento dell’impero ottomano, e delle frontiere tirate con la squadra. La cosa dovrebbe riguardare ora solo Siria e Irak.
Gli accordi sono all’origine anche della nascita delle entità tribali della penisola arabica, Kuwait, Emirati, Oman e Arabia Saudita, ma di questi ora non è opportuno parlare. Anzi, si frantumano Siria e Irak perché danno ombra ai regimi tribali della penisola, che sono indietro a tutto nell’organizzazione sociale e politica, anche al livello minimo dei diritti umani dell’Onu, ma possono pagare tutto, dalle guerre civili ai nuovi stati. L’invasione del Kuwait da parte dell’Irak di Saddam Hussein nel 1990 ha innescato paure e ritorsioni radicali.
Si resta peraltro sempre nell’ambito delle ridefinizioni tribali. Etniche o religiose. Non di risorgimenti nazionali si parla, che non sono possibili. Né di diritti civili e politici, malgrado le apparenze – i pochi blogger occidentalizzati. Ma di nuove suddivisioni di potenza: (ri)dividere per meglio governare, secondo il vecchio detto imperialista.
Della “Siria”, inoltre, si ritiene debba fare parte anche il Libano, della spartizione della Siria. Il Libano va assoggettato anch’esso a una nuova divisione. Dopo la prima guerra mondiale fu riconosciuta questa enclave cristiana. Che però non piace più.
Della spartizione del Libano si parlò molto, con carte aggiornate al millesimo, dopo la guerra dei Sei Giorni nel1967, e prima di quella del Kippur a fine 1973. La parte meridionale doveva essere annessa a Israele come fascia demilitarizzata. La parte settentrionale con l’Anti-Libano alla Siria. E quella centrale lasciata alle famiglie cristiane: in pratica Beirut e dintorni, come casinò e banche off-shore. Il disegno ebbe un prolungamento con l’occupazione del Libano da parte dell’Olp di Arafat, dopo il Settembre Nero e la cacciata dalla Giordania, e la prima avventura politica di Allon.    

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