Anima - Novalis la vuole
“un corpo pervaso dal suono”. Un carillon?
Dante – Ritorna islamico
per le cure di Luciano Gargan, dantista, che ha trovato il “Libro della Scala
di Maometto” in possesso nel 1313 della biblioteca di San Domenico di Bologna,
la città dove Dante con Cavalcanti aveva studiato, alla facoltà di arti e
medicina – la scoperta è in uno dei saggi di “Dante, la sua biblioteca e lo
studio di Bologna” che Gargan ora pubblica in volume. Dopo Maria Corti e Ossola,
dunque, un altro appassionato di Dante lo converte all’islam. Cioè no, Maria
Corti, pur non privandosi di riproporre in più tempi e più sedi il Dante
islamico, si celava dietro la prudenza della prima “scoperta”, “Dante a un
nuovo crocevia”, 1981, l’influenza del “Libro della Scala” sulla “Divina
Commedia” dicendo alla fine “più strutturale che puntuale”, sulla narrativa, la
filosofia, la filologia, la teologia del poema. Mentre Ossola, facendo tradurre
meritoriamente “Dante e l’islam” di Asìn Palacios, ne prendeva vent’ani fa le
distanze.
La cosa curiosa è Asίn Palacios, il primo dantista islamista, era prudente.
Svolgeva un tema, scrive, su un terreno fino ad allora vergine: le fonti
islamiche di Dante. E conclude come ci si aspetta, che la differenza è incolmabile tra Dante e Maometto,
un poeta e un profeta: si può anche dire il loro inferno uguale, insomma
simile, ma quella di Maometto è “riservato esclusivamente agli infedeli” Il buon dantista islamista non si meraviglia
che Dante, che tutto sa e di tutto è curioso, sapesse anche di Maometto e
dell’islam. Ma senza commistioni con l’escatologia musulmana: troppa la distanza
e la diversità, anche in quel mare mediterraneo allora unitario. Né il mondo
islamico cominciava o finiva con Maometto, questo lo sanno anche i ginnasiali: tutta
la poesia dell’amore cortese è contenuta in quella araba dei secoli dall’VIII
all’XImo, la quale era contenuta nell’ellenismo, con variazioni certo. La
filologia delle fonti è inesauribile, ma con limiti.
Anche Gargan è prudente: si lmita a dire che Dante “poté” aver letto
il “Libro della scala” a Bologna, non che “lo lesse certamente”. E del resto
sarebbe un’ulteriore aggiunta alla complessità di Dante, alla sua enorme cultura,
oltre che forza di poesia. Ma è come se una voglia sotterranea di ancillarità
percorresse, prima che gli editori per ragioni di mercato, e certamente non i
lettori che “non ci credono”, i filologi e i recensori. Molto al di là della
legittima curiosità. Ogni particolare dei monumenti nazionali sempre interessa,
specie se controcorrente irridenti, ma qui c’è di più: un coacervo di anticattolicesimo
(meglio l’islam), magari si spiriti laici, anzi anticristianesimo,
antieuropeismo, antioccidentalismo. Un concentrato, benché confuso, di
odio-di-sé.
E-mail – L’i-phone l’ha
affossata: o si corrisponde per messaggini, oppure ci si fraintende, una
lettura esaustiva e appropriata non è possibile, il mezzo vuole “lettere”
rapide. Quindi di ogni e-mail letta per i-phone si prendono, al meglio, poche
parole chiave, senza contesto – e senza significato, non quello del mittente.
La
posta elettronica aveva rinvigorito il genere corrispondenza, messo in crisi
dalle telefonia mobile, e dal fisso a cottimo – perché scriversi quando si può
parlare a tempo indefinito e per ogni evenienza? La e-mail, consentendo un
dialogo scritto e disteso, ragionato, era venuta in aiuto, e quindi apprezzata,
non solo ai meno eloquenti verbali, ma anche agli stessi diarroici, imponendo
una sorta di revisione obbligata del verbopensiero. Se non che la mail per
i-phone è troppo ghiotta per essere accantonata, ed essere poi assaporata sul
personal, ma il mezzo non consente letture complete e ragionamenti, solo
informazioni, brevi.
Il
veleno è letale: lo stesso messaggio, se aperto sull’i-phone, risulterà
comunque inappropriabile anche al più serio proposito di lettura distesa e
approfondita sul computer. Il senso ricavato all’ “apertura” del messaggio
resterà prevalente.
Estasi - I mistici, da
santa Caterina da Siena a John Donne, fanno coincidere l’estasi con fremiti
nuziali, cioè con l’orgasmo. Ma i fremiti nuziali non sono il meglio del
matrimonio, Erasmo spiega a un amico: “Fides coniugii non proprie sita est
in mutuo usu corporum”, la fedeltà non sta propriamente nell’uso reciproco
dei corpi.
Leggere – È attività che
si svolge non come a una partita di pallone, dice Montainge, ma in
collaborazione tacita e in simbiosi. È il segreto della sua costante
attrattiva?
Thomas Mann – Perché non si scrive una vita di
Thomas Mann? Il personaggio è troppo complesso? Una vita troppo densa? Di
amori, figli, passioni, letterarie, storiche, politiche, poetiche, filosofiche,
musicali? Uno scrittore troppo “vasto”, anche solo di lettere, a miriadi di
corrispondenti? Una vita grigia, metodica?
A leggerlo è un temperamento sanguigno, s’indovina. Collerico,
livoroso anche: un nevrotico costantemente bisognoso di autocontrollo. Antisemita
irrefrenabile, benché, o forse perché, aveva sposato un’ebrea – ne ha lasciato
tracce innumerevoli, dell’antisemitismo, non dell’amore della moglie, con la
quale pure fece tanti figli. In vario modo nemico per tutti i figli – per ragioni che non sappiamo, malgrado i tanti libri di memorie degli stessi, e che una
biografia potrebbe chiarire. Molto poseur,
malgrado la maschera del Buon Tedesco borghese. Da ultimo come gay, col racconto
veneziano: uno che non vuole privarsi di nulla, ma giusto dell’opinione e non
del fatto - di cui non gli si conosce il minimo aggancio reale, cosa
impossibile: se mai una tentazione ci fosse stata si sarebbe più che saputa,
ogni propensione sessuale, per quanto non pronunciata o rimossa senza danno, da
un secolo si moltiplica.
Nazionalista sciovinista. Al contrario di D’Annunzio, che egli tanto
mostra di disprezzare. Che il nazionalismo fece libero, creativo, attivo, e non
sciovinista e odioso. Contro gli slavi. Contro i latini.
Pessoa – È in Whitman, nel
“Song of myself”, 1855: “I’m large. I contain multitudes”
- Do I contradict myself?
Very well then I contradict myself;
(I am large, I contain multitudes)
letterautore@antiit.eu
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