lunedì 2 giugno 2014

L’euro corda dell’impiccato

Non si analizzano le origini, che pure sono solide, del voto anti-euro di domenica 25. Ne diamo i fondamentali come “Gentile Germania” li aveva tratteggiati:
“Fra le asimmetrie dell’euro, rispetto a ogni altra esperienza monetaria, c’è che nella forma del debito la moneta resta nazionale: il debito si finanzia in rapporto agli altri debiti della sua area monetaria. Il debito italiano non si finanzia in rapporto all’ammontare, la solvibilità e i collaterali che offre, non soltanto né soprattutto: si finanzia in rapporto alle garanzie patrimoniali e di solvibilità che gli altri debiti in euro offrono. Ma non in modo indolore: chi investe sul titolo più solido può puntare agevolmente a guadagnare anche indebolendo il più debole.
“È la differenza che lo spread misura, il differenziale di rendimento del Btp, nel caso italiano, rispetto all’analogo titolo a lungo termine tedesco, il Bund, all’interno dello stesso sist-ma monetario. Era di trenta-quaranta punti ancora nel 2004, minimo, a tre anni dall’euro, quanto bastava a riflettere la diversa incidenza del debito sul pil, uno dei “fondamentali”. Quell’anno lo Hartz IV, l’insieme di accordi sindacali e decreti per la compressione salariale e la liberalizzazione del lavoro, messo in opera dal governo Schröder, socialista, ha dato alla Germania un vantaggio comparato. Che il governo Merkel, conservatore, a partire dal 2008 ha sfruttato in termini competitivi, a danno cioè degli altri paesi dell’euro. Favorendo con dichiarazioni e diktat la moltiplicazione dello spread – la sfiducia relativa. E, di fatto, impedendo loro le politiche di risanamento che ne pretendeva, analoghe allo Hartz IV. Questo è il punto.
“I fatti sono incontestati: 1) non è possibile nessuna riforma del lavoro durante una recessione, e una così grave quale è quella indotta in Italia nel 2012-2013; 2) la recessione è stata indotta dalle politiche di austerità, 3) la crisi del debito di molti paesi è stata indotta dalla carenza di liquidità. La Bce, sia nella gestione Trichet che in quella poi di Draghi, avrebbe voluto iniettare liquidità, ma la Bundesbank prima l’ha impedito e poi ha limitato gli interventi. È questa l’analisi d’un solo esperto fra i tanti, Paul de Grauwe, un economista di Lovanio ora alla London School of Economics, che però non si contesta.
(continua)

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