Un
dettaglio è falso: il pescespada d’inverno. Il resto fila goloso alla
Montalbano – “nuttata persa e figlia fìmmina”. Anche se lui si vuole vecchio,
duro di udito, con vuoti di memoria, infine sentimentale, con la “fidanzata”
lontana. Con una chicca: la chiave è Rosebud, boccio di rosa, la parola magica
che Citizen Kane-Orson Welles dice morendo – il nome che dava allo slittino
sulla neve nei primi, felici, suoi anni. E una novità: Vigata sotto il fango e
la pioggia, per giorni e settimane.
Camilleri
si è voluto sganciare dalla solarità del regista Sironi che fissa il monumento
– al punto da chiedersi: “Ma era veramente esistita da quelle parti la terra
dei limoni (e macari dell’aranci)? O era stata ‘na fantasia poetica?”. Il
camilleresco è anch’esso più duro, artificioso. E tuttavia il personaggio
s’impone, con la Sicilia qual è, raggiratrice, apparato repressivo compreso,
giudici e commissari di Polizia. Come a dire: a raggiratore raggiratore e mezzo
– la legge non c’entra.
Andrea
Camilleri, La piramide di fango,
Sellerio, pp. 263 € 14
Nessun commento:
Posta un commento