Un selfie
di Montale, da “falso inglese”. Una sorpresa totale, dal più riservato di
poeti, ma avviene a un certo punto di questa sua Svizzera, talmente vi si
sentiva a suo agio. Non è la sola sorpresa della raccolta – di articoli solo per
un terzo ripresi in altri libri (di tutti comunque Fabio Soldini fornisce in
appendice i dettagli bibliografici e ogni utile riferimento, di persone, date,
luoghi). C’è la Svizzera, alla prima pagina, come paese noiseless: non asettico, quale è lo stereotipo, ma non rumoroso. Che già allora, 1947, sotto sotto si
tedeschizzava, malgrado la guerra perduta dalla Germania – in realtà a seguito
della sconfitta: i capitali affluirono in Svizzera e in Austria, che anch’essa
si dichiarava neutrale. Nello stesso 1947 Montale era al corrente della Hochkonjunctur, la famosa congiuntura
(economica) che vent’anni dopo gli economisti italiani profusamente avrebbero
scoperto. Cui associa, arguto sempre, la callida
junctura, la fredda confederazione.
Prose giornalistiche, ma Montale era giornalista con
genio. Fu viaggiatore felice: curioso, capace.
Ovunque vede cose che si ricordano. Specie Ginevra,
nelle pietre, gli odori, l’occhiuta discrezione, “la culla dell’intolleranza
(che) è ora una palestra di liberalismo” – Ginevra senza Rousseau. O l’uomo
nuovo di uno dei tanti convegni ginevrini (“Spiraglio”), che un torrenziale
oratore marsigliese, o nizzardo, evoca assegnandogli un’ora di lavoro al giorno
- ma facendo storcere il naso al banchiere occasionale conoscente del poeta,
“cui bastano pochi secondi”. Maria José
di Savoia, golosa dell’Italia e ignorante, anche delle cose che avrebbe dovuto
sapere (scriveva libri sulla storia dei Savoia). Nnamdi “Zik” Azikiwe, che la
Nigeria avrebbe annoverato quindici anni dopo, all’indipendenza, tra i padri
della patria. Francesco Chiesa, e la difficile condizione dell’intellettuale
svizzero di lingua italiana. La Sciaffusa rossa (“i socialisti non sono
laburisti, piuttosto comunisti”) che si paga una mostra di “500 anni di pittura
veneziana”, nel 1953, finito da poco il tesseramento, collazionando 113 quadri,
da tutta Europa e dagli Usa, da ultimo anche dall’Italia, contro le resistenze
degli esperti, Lionello Venturi in testa.
Un’intervista (“L’angoscia”) fa il paio con
“Spiraglio”, della famosa giornalista di Zurigo al signor Montana, Fontale,
Puntale indifferentemente, a cui attribuirà poi “il moderno problema
dell’Angoscia” – scambiandolo per Jaspers. Ma c’è solo da leggere.
Eugenio Montale, Ventidue prose elvetiche,
Scheiwiller 1994, remainders, pp. 210 € 5,43
Nessun commento:
Posta un commento