sabato 7 giugno 2014

Ombre - 223

Scioperano i dipendenti comunali a Roma, che il sindaco Marino vorrebbe rimettere al lavoro. Solo nell’occasione le cronache romane scoprono il numero chiuso per le pratiche, le file all’alba per prendere il numeretto, l’assenteismo agli sportelli, malgrado l’assenteismo ufficiale sia basso, la lentezza programmatica della burocrazia comunale, e la sua tecnica del rinvio. I giornalisti non fanno le pratiche?

E la macchinetta mangiabancomat? Deve succedere ad Alesina, illustre economista di Harvard per lavoro a Milano suo collaboratore perché un giornale ne parli, nelle lettere al direttore.
Provare a “perdere” il bancomat in una qualsiasi banca, anche la vostra, per sperimentare il delirio di “non è possibile”: è un’esperienza inverosimile.

Peggio dei giornali fa la carissima Autorità per la Privacy: scopre che siamo tutti liberamente intercettati perché Vodafone pubblica i numeri delle intercettazioni. Prima che ci faceva l’Autorità, che paghiamo profumatamente E dopo? Non farà niente, quella delle intercettazioni è una prassi normale, non è una verità rivelata.

Sarà per la diffusione della rete Vodafone in Italia, ma certo le cifre delle intercettazioni sulla sua rete sono stupefacenti: 606mila intercettazioni nel 2013. Niente di comparabile altrove, eccetto che in Tanzania, 99 mila, e in Ungheria, 76 mila.

Il governo assicura sdegnato che queste intercettazioni “sono sempre autorizzate dall’autorità giudiziaria” e non abusive. Ma è meglio o non peggio? Il “Corriere della sera” spiega che “ogni richiesta può anche riguardare centinaia di persone o dispositivi”.

Lech Walesa mette in guardia contro la guerra alla Russia. Consiglia anche agli ucraini, cioè agli avventurosi polacchi suoi connazionali, di non esagerare. Ci salverà di nuovo Walesa?

Il presidente francese Hollande  costretto a due cene separate, la stessa sera, perché Onama non vuole incontrare Putin. Col quale celebra – separatamente – la vittoria su Hitler. E non è una commedia.

Nello scandalo del Mose, i giudici hanno scoperto la corruttela confrontando le entrate degli accusati con le uscite. Ma un generale in pensione della Guardia di Finanza aveva due milioni di entrate. Quelle erano buone?

Come un’inchiesta romana sul malaffare di Unipol si trasforma a Milano in una a carico di Berlusconi, cioè di Tremonti? Sul “Corriere della sera”, 5 giugno, “Le microspie di Roma e la fuga di notizie sull’inchiesta Unipol”. A opera della Procura di Milano.

È perplesso Renzi nella foto di gruppo al G 7 di Parigi – non sarà di furbi o di scemi, sembra chiedersi? Spingono alla guerra contro la Russia. Auspice la Polonia. Niente di meno.

Obama va a Varsavia e promette più basi militari: un investimento da un miliardo di dollari. Creerà occupazione, è il commento unanime. O: difenderà l’Europa Orientale. Da chi?

Il piano Delors che portò al Trattato di Maastricht  prospettava una crescita economica del 4-6 per cento annuo per effetto dell’unione monetaria. Mentre siamo a più tasse, meno pensioni, sanità e servizi sociali, e disoccupazione a valanga, rileva mesto Paolo Savona su “Panorama”. Ma il voto che ha censurato questo disastro è accantonato come populismo. E dopo una settimana è già dimenticato.

C’è un complotto quasi a ogni riga nel lungo pezzo del “Sole 24 Ore” domenica 1, a firma Riccardo Antoniani, “Misteri d’un capitano”, su Eugenio Cefis. Quasi tutti denunciati da testimoni dubbi: anonimi, pseudonimi, prezzolati, di parte politica. Con l’effetto di fare di Cefis una vittima, che pure qualche colpa ce l’aveva.

Massimo Teodori non ama i complotti. Lo ha ribadito con Bordin in “Complotto! Come i politici ci ingannano”. E da ultimo lunedì sul “Corriere della sera”, contro gli sprechi di energie, risorse, e tempi parlamentari sulla morte di Moro. Ma è l’autore di un Cefis complottista da levare il respiro: è Cefis il vero capo della P 2.

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